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L'inchiesta

La Guardia di Finanza alla Fondazione Crt: acquisiti verbali e documenti

Passo avanti nell'indagine sul presunto "patto occulto" fra consiglieri

La Guardia di Finanza alla Fondazione Crt: acquisiti verbali e documenti

Telefonini e computer dei “congiurati” non bastavano più. Servivano anche i verbali di quel famigerato 19 aprile, quando si sarebbe concretizzato il patto occulto dentro la Fondazione Crt. Oltre agli atti di precedenti riunioni di consiglio d’indirizzo e consiglio di amministrazione: per questo, oggi i militari della Guardia di Finanza hanno bussato alle porte di via XX Settembre, dove ha sede la Fondazione, e hanno acquisito i documenti necessari per portare avanti l’inchiesta coordinata dal procuratore aggiunto Marco Gianoglio.

E’ la prima volta che i finanzieri si presentano in Fondazione, visto che una settimana fa avevano perquisito “solo” case e uffici dei consiglieri accusati del reato di influenze illecite sull’assemblea (cui hanno sequestrato telefoni e computer): si tratta di Corrado Bonadeo, Paolo Garbarino, Gianluca Gaidano, Michele Rosboch, Elisabetta Mazzola, Davide Franco e Antonello Monti. Tutti consiglieri d’indirizzo passati o attuali della Fondazione, tranne Monti (che fa parte del Cda).

Ma cosa pensa di trovare la Procura nei verbali? L’obiettivo è confermare l’ipotesi di reato. Cioè che quei sette consiglieri abbiano tramato per ribaltare la Fondazione Crt, con documenti e accordi pensati per introdurre «interessi extrasociali». Tradotto, i loro interessi e non quelli della Fondazione. Per questo scaveranno nei verbali passati, fino ad arrivare agli incontri del 19 e del 22 aprile, quando ci furono la revoca del segretario Andrea Varese, le dimissioni del presidente Fabrizio Palenzona e le auto nomine di alcuni consiglieri del cda nelle partecipate della Fondazione. E chissà che i pm non trovino elementi a carico di altri presunti “congiurati”: tra gli interessati, oltre alla nuova presidente Anna Maria Poggi, ci sono anche gli ispettori del Ministero dell’Economia, che sono ancora a Torino per analizzare le carte e capire se sia necessario commissariare la Fondazione.

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