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La nomina
07 Giugno 2024 - 22:13
Poco più di un’ora di riunione per provare a ripartire dopo quasi due mesi di “patti occulti” e inchieste penali, una a Torino e l’altra a Roma: oggi la Fondazione Crt ha lanciato un segnale (e una sfida) al Ministero delle Finanze con la nomina della nuova presidente, la giurista Anna Maria Poggi. Che ora promette «segnali inequivocabili» per ripartire dopo questo periodo particolarmente complesso per la Fondazione.
Poggi, 65 anni, diventa presidente dopo l’intrigo che ha portato alle dimissioni del suo predecessore Fabrizio Palenzona e all’allontanamento del segretario Andrea Varese che, negli esposti, hanno denunciato la presenza di una fondazione nella Fondazione, facendo intuire “patti occulti” nel board dell’ente. Ne è seguita la scelta unanime di Poggi, poi un rinvio della nomina del presidente, il blitz della Guardia di Finanza che ha perquisito case e uffici di sette indagati fra consiglieri di amministrazione e di indirizzo. E infine l’invio degli ispettori del Ministero delle Finanze.
Oggi pomeriggio l’ultimo atto, con 14 votanti su 21. In 13 hanno scritto il nome di Poggi: «Per me è un onore e un onere in questo momento molto delicato per la Fondazione, che è prestigiosa a livello nazionale e locale» esordisce Poggi davanti ai giornalisti, con accanto i consiglieri d’indirizzo che l’hanno eletta. Una scelta diversa da quanto suggerito dal ministro Giancarlo Giorgetti, che consigliava un nuovo rinvio della votazione. Ma la Fondazione non lo ha richiesto: «Ha sempre detto che la decisione spettava al consiglio d’indirizzo - spiega la presidente, docente di Diritto costituzionale all’Università di Torino - Ne abbiamo discusso e abbiamo convenuto che fosse necessario procedere, proprio per agevolare il rapporto con il Ministero e i suoi ispettori. Questa non è una contrapposizione ma un modo per fortificare le relazioni: da lunedì io sono a disposizione delle istituzioni locali, degli ispettori e della procura. Speriamo che ci accompagnino in questo periodo di transizione. Ma noi daremo segnali inequivocabili che la Fondazione vuole uscire da questa situazione delicata». Quali? «Li valuteremo insieme, alla luce di quello che ci è stato addebitato nell’ultimo periodo: io insegno sempre ai miei studenti che bisogna essere onesti ma anche apparirlo. Vogliamo riflettere alla luce della percezione che c’è all’esterno».
Il rischio del commissariamento resta, così come i dubbi della Procura sulle nomine arrivate dopo il patto occulto: «Si vedrà quando sarà finita l’ispezione».
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