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AL LIMITE DEL PORNO
18 Giugno 2024 - 06:30
La mano sul “pacco” del compagno in erezione, la lingua in bocca e «quando hai finito di fotografarlo, vieni con me in bagno che ti faccio la frocia». Un’esplosione di risate chiude l’inquietante siparietto che, sfilate le autorità e le istituzioni col primo spezzone del Pride, gia all’altezza di piazza Castello, trasforma la gioiosa parata in una carnalasciata pornografica. Altro che diritti civili o grandi questioni geopolitiche, qui sfila senza reticenza la peggiore o migliore volgarità esibita. Dipende dai gusti o dai punti di vista. Sicuramente quello dello “slave” che lecca gli stivali di pelle della sua “mistress” è dal basso. Quello d’un cane visto che è anche al guinzaglio. «Povera bestia» lo sfotte il signor Mario, divertito e schifato al contempo. «E poi vai a dare torto al Papa sulla “frociaggine”...».

Non a caso, prima del corteo, avevamo chiesto ragguagli al “decano” dei sacerdoti di Torino, Mario Foradini. «Io penso, innanzitutto, che bisognerebbe vedere chi ci va: se ci va per moda, se ci va perché vanno tutti o se ci va per una convinzione personale profonda. Vale il principio che tutte le persone possono manifestare le loro realtà, ma sempre nel rispetto, sempre nella democrazia». E poi l’aspetto carnvelesco. «Io, sinceramente, cerco di fare il prete, non sono in grado di dare dei giudizi su come si fa un “carnevale” o una manifestazione ma, sinceramente, sono sempre stato molto riservato in questo. Cioè, chi vende pesci si intende di pesci. E questo vale anche per l’ingresso in seminario, rispetto a quanto avrebbe sostenuto il Papa. Io mi interesso un po' delle anime, della salvezza eterna. Poi, sul parlare di queste cose, sinceramente, chiedo un po’ di riservatezza. Per rispetto delle persone, innanzitutto, perché non posso insegnare un saltimbanco come si fa a saltare». Dubbi, parzialmente risolti.

Intanto sfila il corteo. Se le più colorate “drag queen” si commuovono quando incrociano lo sguardo di un bimbo sul ciglio della strada, qualcuno se lo spupazza e lo sbaciucchia, c’è anche chi ha voluto portare all’onore del mondo dalla vetrine del Pride un nuovo messaggio politico. Con buona pace di Bakunin. “Froce e Analchia” recita il cartello dei due raffinati “analchisti” che alla grisaglia preferiscono mutande in pelle, borchie e calze a rete. «E se stasera vieni al Centralino, cercami che ti tiro un...». Ci siamo capiti ed è di fronte alla seconda offerta di intima d’azione che, qualcuno ribatte entuasiasta: «...se non viene lui, ci sono io!». Altro scroscio di risate, coperto solo dalla musica “techno” sparata a volumi assordanti come ad un “rave party” mentre davanti ci spunta una specie di strega transessuale con i capezzoli turgidi dall’aria minacciosa. Pare uscita di peggiori incubi lisergici di Walt Disney ma è Torino. Anno del Signore 2024. E poi la parata di chiappe esibite - quelle sì con parecchio orgoglio - nemmeno fossimo su una spiaggia di Lanzarote, seni enormi mostrati come se volessero allattare i passanti, oltre a numerose e varie rivendicazioni di accoglienti “pussy”.

Al limite della lucidità approdiamo al Centralino per un “official party” che ad un astemio costerebbe quanto un aperitivo al Ritz visto che un mezzo litro d’acqua costa 3 euro ed è l’unico sollievo davanti ad oltre un’ora e mezza d’attesa per entrare in discoteca. Meglio, nella discoteca che con le serate “Bananamia” si può dire abbia sdoganato le serate più eccessive all’ombra della Mole Antonelliana. Dodici euro l’ingresso e altrettanto le consumazioni, cadauna. Serata un po’ deludente, costosa e caotica. Niente sesso, per intenderci. Specie dopo una giornata così complicata. Perché se è vero che, come dice qualcuno, ci sono cose che «non vogliono pensieri», noi, questa notte, rincasiamo anche con troppe perplessità.

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