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A Ivrea
01 Luglio 2024 - 07:00
Adriano e Mario Tchou
I testimoni sono concordi, «quel giorno pioveva, la strada era sdrucciolevole». Per questo, almeno secondo i carabinieri, la Buick Skylark guidata dall’autista Francesco Finzi, che conduceva Mario Tchou a Ivrea, si schiantò contro un camion nei pressi dello svincolo di Santhià il 9 novembre del 1961. I due uomini morirono sul colpo. Ma dai rapporti dell’epoca emergono anche altri particolari: la velocità dell’auto dello scienziato cinese braccio destro di Andriano Olivetti e inventore del primo computer al mondo, procedeva a velocità moderata, i soccorritori non trovarono alcun segno di frenata e l’ipotesi che la Buick Skylark fosse stata centrata di proposito non è mai stata confutata.
MARIO TCHOU
Mario Tchou morì esattamente un mese e mezzo dopo Adriano Olivetti, colto da infarto mentre era su un treno diretto in Svizzera dove avrebbero dovuto incontrare alcuni banchieri pronti a finanziare la sua azienda dopo la caduta del governo Fanfani (sostenuto con il voto determinate dello stesso Olivetti, senatore di Comunità, il partito da lui fondato) e l’improvvisa e inspiegabile chiusura unilaterale di ogni credito Olivetti da parte delle banche italiane. Isomma, in neppure 60 giorni le menti finanziarie e tecniche di quella che stava trasformandosi in una potenza industriale e politica del Paese, furono cancellate da due tragedia. L’Olivetti continuò il suo cammino in modo più mesto e sotto il controllo di governi, Borsa, e delle grandi famiglie industriali del Nord. Ciò che inquietava allora, e anche oggi resta uno dei punti oscuri di questa vicenda, è che a posteriori si scoprì come lo stesso Adriano Olivetti e lo scienziato italo-cinese Mario Tchou erano stati “attenzionati” con pedinamenti, intercettazioni, depistaggi, infiltrazioni, dai servizi segreti americani, dalla Cia e da agenti di organizzazioni Occidentali.
ADRIANO OLIVETTI
Il sospetto, puerile e ridicolo, era che Olivetti e Tchou lavorassero per la Cina comunista di Mao Mao Tse-tung. In realtà lo scienziato era sì di origine cinese, ma la sua famiglia era stata costretta a fuggire da Pechino proprio perché finita nelle liste di proscrizione dei comunisti di Mao. Questi fatti sono stati resi noti dopo la morte di Olivetti da un’agente della Cia, una donna incaricata di entrare nelle grazie dell’industriale per carpirne segreti e confidenze. La 007 americana (la cui identità non è mai stata resa nota) si era resa conto che sia Olivetti che l’ingegnere cinese, nulla avevano a che fare con con la Cina di Mao. Ma alla Cia non fu creduta ed estromessa dal servizio. Ciò non le impedì, però, di raccontare la sua verità alla scrittrice americana Meryle Secrest. Ebbene, dopo la bellezza di 63 anni, tardivamente, sabato scorso a Ivrea è stata scoperta una targa in ricordo dell’ingegnere cinese padre di “Elea 9003” (il calcolatore) e anche a Montecitorio, ancor più tardivamente, Mario Tchou è stato ricordato dalla politica.
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