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Religione
09 Luglio 2024 - 05:30
Monsignor Viganò
L’arcivescovo Carlo Maria Viganò è stato scomunicato per «il delitto di scisma». Papa Francesco, attraverso l’ex Sant’Uffizio, oggi Congregazione per la Dottrina della Fede, ha voluto punire l’ex nunzio apostolico per le critiche da lui ricevute. In realtà una vera e propria chiesa scismatica non si vede neppure all’orizzonte e, a onor del vero, lo scisma si perfezionerebbe solo quando Viganò (così com’è stato per l’arcivescovo Marcel Lefebvre) decidesse di consacrare nuovi vescovi, non è sufficiente ordinare semplici sacerdoti. Nel frattempo, però, Viganò sembra darsi parecchio da fare nell’attività di proselitismo, cercando di riunire intorno a sè il maggior numero di seguaci: laici, religiosi, preti. Lo fa, indirettamente, anche attraverso il sito Internet “Duc in Altum” curato dal giornalista Rai Aldo Maria Valli, vaticanista di lungo corso, ma epurato in epoca bergogliana. Movimenti, non particolarmente tellurici, pare avvengano anche nelle diocesi di Torino e di Ivrea, dove il clero tradizionalista può contare un buon numero di sacerdoti e di suore.
MONSIGNOR CARLO MARIA VIGANO'
Ma per quanto legati alla Chiesa preconciliare, pochi sembrano disposti a seguire l’ex diplomatico vaticano in un’avventura scismatica dagli esiti incerti e al di fuori di Santa Romana Chiesa. Nelle diocesi piemontesi di Torino e Ivrea, i conservatori e i tradizionalisti sono sempre più numerosi, specie tra le nuove leve. Spicca su tutti il nome di don Salvatore Vitiello, laureato in Teologia presso la Pontificia Università Lateranense e specializzato in Cristologia. Alla Sapienza di Roma si è anche laureato in Storia, presso la Facoltà di Lettere e Filosofia. Don Vitiello ha poi lavorato per sette anni, sotto il pontificato di Papa Benedetto XVI, presso la Congregazione per il Clero, in Vaticano e attualmente presta servizio pastorale presso la diocesi torinese. Poi ci sarebbe, secondo i bene informati, don Luciano Tiso, parroco di Sant’Antonio Abate, un prete molto attivo nella pastorale con i giovani e capace di attrarre vocazioni religiose. Un altro punto di riferimento nella chiesa torinese è don Damiano Cavallaro, un predicatore molto abile. Sue le omelie pronunciate a San Vito. Ha detto di lui Luciano Castaldi, citando Benedetto XVI: «Il vero miracolo della Chiesa Cattolica è quello di riuscire a sopravvivere, ogni domenica e da duemila anni, a milioni di pessime omelie, non quelle di don Damiano».
DON SALVATORE VITIELLO
Ma i preti che si vedono sempre più spesso in abito talare e che non avrebbero dubbio alcuno a sostenere una guida meno progressista di Francesco, sono ancora più numerosi. Specie tra i nuovi ordinati, sia nella diocesi subalpina che in quella di Ivrea, dove reggono numerose parrocchie e qualcuno è anche solito celebrare, una volta la settimana (accade in una chiesa del basso Canavese), la messa in latino secondo il rito di San Pio V. Poi ci sono i gruppi, le associazioni di fedeli, gli istituti secolari, anch’essi flagellati dalla ventilata diaspora tra progressisti e conservatori, ma per il momento non disponibili a seguire lo scomunicato arcivescovo Carlo Maria Viganò. Certo è che Viganò non si rassegnerà e insisterà in vista del mese di settembre, quando dovrebbe «accadere qualcosa di importante», spiegano i bene informati. Per non seguire il presule scismatico, i conservatori torinesi oltre alla fede cieca nel Papa e nel magistero, avanzeranno certamente delle richieste all’arcivescovo Roberto Repole e all’ordinario eporediese Edoardo Aldo Cerrato. Un negoziato, riservato, per non dire segreto, già è stato avviato, a partire dal permesso di celebrazione in lingua latina e per una maggiore libertà nella predicazione, «così da uscire, finalmente, dalle catacombe».
L'EX VATICANISTA RAI ALDO MARIA VALLI
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