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il giallo
09 Luglio 2024 - 11:30
A sinistra, la Punto rossa oggetto di analisi. A destra, Mara Favro
Tra due mesi (forse) avremo finalmente la verità. Ma toccherà aspettare ancora sessanta giorni per sapere se i carabinieri troveranno gli indizi decisivi per incastrare l’uomo che ha fatto sparire Mara Favro, la 51enne cameriera valsusina svanita nel nulla la notte tra il 7 e l’8 marzo scorso dopo aver lavorato alla pizzeria Don Ciccio di Chiomonte. In campo scenderanno gli specialisti del Ris dei carabinieri, interpellati dalla procura di Torino (il caso è affidato al procuratore aggiunto Cesare Parodi). L'incarico è stato affidato nella mattinata di ieri nella forma dell'accertamento tecnico irripetibile. Ma cosa dovranno trovare, in concreto, i militari? Il loro compito sarà quello di cercare residui e tracce biologiche (vale a dire sangue, saliva, capelli o altro) sull’auto del mistero: la Fiat Grande Punto di colore rosso posta sotto sequestro da tre settimane.
In particolare, la Procura ha insistito sul carattere urgente dell'accertamento irripetibile. Sì perché gli agenti atmosferici, e in primo luogo il caldo di questi giorni e dei giorni che verranno, potrebbero compromettere i materiali eventualmente presenti e quindi rendere impossibili le analisi. Il lavoro dei consulenti incaricati dalla Procura di Torino comincerà il 12 luglio. Procura che però tiene sempre le carte coperte sul giallo della cameriera della Val Susa. Perché l'avviso di garanzia che annunciava il conferimento dell’accertamento tecnico irripetibile, non contiene riferimenti a delle specifiche violazioni del Codice penale.
Una prima svolta nelle indagini sulla scomparsa di Mara Favro è però arrivata venerdì scorso. Quando il suo ex datore di lavoro Vincenzo Milione, meglio noto in Val Susa con il nome di “Luca”, titolare della pizzeria Don Ciccio di Chiomonte, e l’ex pizzaiolo Cosimo Esposito, erano stati iscritti sul registro degli indagati dalla Procura di Torino.
Adesso invece, al centro dell’attenzione è finita la Punto. Perché con ogni probabilità, l’uomo che ha accompagnato Mara a casa dopo l’ultima serata alla pizzeria Don Ciccio l’ha guidata. Anche se il conducente di quella macchina non sarebbe anche il suo proprietario (quest’ultimo è un uomo originario del Paraguay). Il signore che aveva accompagnato a casa Mara quella Punto l’aveva chiesta in prestito. Dal marito di una collega, che gliel’aveva prestata due settimane prima del 7 marzo. «Non la compro, non ho la patente», le parole pronunciate al proprietario. Una risposta (il condizionale in questi casi è d’obbligo) che fa riflettere. Perché l’uomo che aveva dichiarato ai carabinieri di «non avere la patente» e di essere stato «accompagnato a casa da Mara» era Cosimo il pizzaiolo. L’uomo la cui versione è l’opposta di quella di Milione, secondo cui Mara era stata portata a casa da Cosimo. Entrambi adesso sono indagati.
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