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21 Luglio 2024 - 08:00
Giovanni Rolle detiene il Guinness per la più grande collezione di cimeli olimpici del mondo, tutta dedicata a Torino 2006. Ecco come ha trovato i "pezzi" più rari e curiosi
Esattamente 25 anni fa, nel 1999, a Seul Torino otteneva l’assegnazione delle “sue” Olimpiadi. E anche il 2024 è anno a cinque cerchi, anche se estivi, con gli imminenti Giochi di Parigi 2024, che speriamo ci regalino tante emozioni in tinta azzurra come gli ultimi di Tokyo. E per celebrare il doppio evento, siamo andati a Orbassano. Perché? Semplice, proprio qui infatti vive il possessore della più grande collezione del mondo di cimeli olimpici, con tanto di attestato del Guinness World Records. Si chiama Giovanni Rolle, ha 33 anni e, inutile dirlo, è “specializzato” proprio nella memorabilia di Torino 2006. Giovanni ci accoglie in una casa trasformata in parte in un “museo” delle Olimpiadi torinesi, mostrando orgoglioso il certificato del Guinness World Records.
Quando l’hai ottenuto e con quale motivazione di preciso?
«L’ho ottenuto nell’ottobre del 2022. Ero obbligato a stare in casa per un malanno e ne ho approfittato per riorganizzare la mia collezione. A quel punto ho realizzato che era davvero grande e ho contattato il Guinness. Ci sono voluti più di 6 mesi e la verifica di ogni singolo pezzo ma alla fine è arrivato il riconoscimento ufficiale. Ero il più grande collezionista del mondo cpn 1.880 pezzi certificati, tutti di Torino 2006».
Sei curioso? Guarda il video in cui Giovanni Rolle ci mostra tutti i suoi cimeli più rari, curiosi e preziosi
Nel frattempo sono passati due anni. La collezione si è ingrandita?
«Assolutamente sì. Ormai siamo a circa 2.300 pezzi, però non ho intenzione di chiedere la certificazione di quelli nuovi. Almeno fino a quando qualcuno non proverà a battermi...».
Nel 2006 avevi 14 anni. La tua passione è nata già in quei momenti o dopo?
«In realtà è nata pure prima, quando sono uscite le prime spillette. La prima in assoluta è stata quella che celebrava i mille giorni all’inizio dei Giochi. Nel 2006 avrei voluto fare il volontario ma non ho potuto perché ero troppo giovane e allora, nelle due settimane delle Olimpiadi, ne ho approfittato per girare la città e raccogliere ogni oggetto possibile. E da quel momento non ho più smesso».
Quali sono i pezzi più rari e curiosi della tua collezione?
«Difficile scegliere. Di solito a colpire di più sono le Torce. Ne ho due originali, una delle Olimpiadi - autografata da Stefania Belmondo, l’ultima tedofora - e una delle Paralimpiadi, ma soprattutto ho due prototipi, sono pezzi unici. E, letteralmente scovato sotto alcune macerie, delle Torce ho anche lo stampo originale in sabbia. Poi ho i modelli in cera delle medaglie, la serie completa delle medaglie di partecipazione, il pass dell’area concerti di Irene Grandi, i prototipi originali dei biglietti, con lucidi e prove di stampa, i moduli di iscrizione originali di alcuni degli atleti, alcuni progetti dei siti olimpici».
Hai anche qualcosa di cui quasi tutti ignoravano l’esistenza vero?
«Esatto. L’ultimo ritrovamento, ad esempio, sono gli attestati dei tedofori. In pratica, il Toroc (il comitato organizzatore di Torino 2006 ndr) aveva fatto stampare una sorta di “diploma” personalizzato, da consegnare come attestato e ricordo a ognuno dei tedofori. Poi, per motivi che ignoro anche io, in realtà non sono mai stati consegnati e sono spariti. Chissà come sono finiti in un mercatino e io li ho ritrovati quasi tutti. Ovviamente ci sono anche quelli dei tanti Vip - sportivi, cantanti, principi, attori - che in quei giorni hanno avuto la fortuna di portare la Torcia».
E così abbiamo scoperto che alcuni dei pezzi provengono dai mercatini delle pulci. Li hai trovati tutti così?
«No, certo. Il mezzo principale sono i social. Soprattutto tramite Facebook, ho contattato tante persone che hanno lavorato per il Toroc e per l’Agenzia Torino 2006 (l’ente che realizzò gli impianti e le altre opere olimpiche ndr). Ex dipendenti che avevano conservato tanti oggetti legati a quell’avventura. Alcuni non mi hanno neanche mai risposto, altri hanno rifiutato di separarsi da quei ricordi, ma tanti invece hanno accettato e con alcuni di loro è nato anche un bel rapporto di amicizia».
Tra poco ci saranno le Olimpiadi di Parigi e poi i Giochi torneranno di nuovo in Italia. Stai pensando di iniziare un’altra collezione?
«No, non voglio neanche immaginarlo. Non avrei lo spazio e i soldi».
Quanto hai speso per questa passione?
«Non ho mai quantificato, non voglio farmi del male. Però tanti oggetti mi sono stati regalati e ancor di più arrivano da scambi».
Sei sposato e con un figlio in arrivo. Tua moglie è felice di questa tua passione?
«Mica tanto. Dice che sono oggetti inutili ma io vado avanti lo stesso. Però le ho fatto una promessa: se dovessi riuscire a trovare una medaglia originale, una di quelle date a uno degli atleti, smetterei. Quello sarebbe l’ultimo pezzo. Quindi se qualcuno ne ha una e vuole salvare un matrimonio - sorride Giovanni . si faccia avanti».
In casa hai una sorta di museo, che però non è aperto al pubblico. Se qualcuno volesse vedere la tua collezione come può fare?
«E’ tutto online. Tutti i pezzi si possono vedere su www.museotorino2006.com ma vorrei cogliere l’occasione per fare un appello».
Prego.
«Torino, come anche le altre città olimpiche italiane, non ha un Museo Olimpico. E’ un po’ assurdo non dare la possibilità a qualcuno, giovani e non solo, di poter vedere la storia delle Olimpiadi di Torino o anche di Roma e di Cortina. Sarebbe bello, e mi appello al Comune di Torino, alla Regione, al Coni, a chiunque abbia un un minimo di potere, di creare un Museo Olimpico Italiano. Noi collezionisti, io e altri, saremmo anche disposti a prestare gratuitamente le nostre collezioni, in parte o intere. Non sono il solo ad avere questa passione e e si potrebbe fare un bel lavoro».
E allora rilanciamo l’appello: qualcuno vuole realizzare il museo di Torino 2006? A Orbassano ci sarebbero già 2.300 pezzi disponibili: un buon punto di partenza.
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