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L'inchiesta

«Corrieri come pecore»: così Amazon sfrutta i lavoratori e porta via milioni allo Stato

Sequestro da 121 milioni stamattina alla multinazionale di Jeff Bezos: ecco di cosa è accusata e chi è indagato a Milano

«Corriere come pecore»: così Amazon sfrutta i lavoratori e porta via milioni allo Stato

Credit Hapabapa

Corrieri come pecore, costretti alla "transumanza" da una cooperativa all'altra e lasciati sempre senza contributi previdenziali e assistenziali. E obbligati a rapportarsi solo con un software che detta 3 minuti di tempo per una consegna e circa 150 soste per una giornata di lavoro. La conseguenza è che i lavoratori sono sfruttati attraverso uno "schema" realizzato con false fatture, evasione dell'Iva e contratti d'appalto fittizi: ecco come funziona, secondo le Procure di Milano e Torino, la presunta frode fiscale di Amazon Italia Transport srl. Al momento sono indagati tre responsabili della srl, Gabriele Sigismondi, Adriano Susta e Jason Miller, oltre alla stessa società per la responsabilità amministrativa. La presunta frode, attraverso la "somministrazione illecita di manodopera", sarebbe stata commessa tra il 2017 e il 2022, con effetti anche sulle "dichiarazioni Iva" del 2023. Ma il meccanismo sarebbe ancora un atto e farebbe il paio con l'inchiesta già in corso a Torino.

Per questo il Nucleo di polizia economico-finanziaria della Guardia di finanza di Milano, coordinato dai pubblici ministeri Paolo Storari e Valentina Mondovì, ha eseguito un sequestro preventivo d'urgenza di circa 121 milioni di euro per frode fiscale a carico della filiale italiana del colosso dell'e-commerce. L'indagine, come altre del pm Storari, vede al centro i "serbatoi di manodopera", presunto sistema attraverso il quale grandi aziende si garantiscono "tariffe altamente competitive" sul mercato "appaltando" per i loro servizi di logistica la manodopera a cooperative, consorzi e società "filtro" in modo irregolare, con annesso "sfruttamento del lavoro".

Il presunto "sistema", descritto anche in quest'ultima indagine, era già venuto a galla anche nelle inchieste su Dhl, Gls, Uber, Lidl, Brt, Geodis, Esselunga, Securitalia, Ups, Gs del gruppo Carrefour e Gxo, con l'ultimo sequestro da quasi 84 milioni il 2 luglio. Ora c'è stato il sequestro firmato dai pm a carico di Amazon Italia, gruppo fondato da Jeff Bezos con oltre 500 miliardi di fatturato l'anno, che dovrà essere convalidato dall'ufficio del Giudice per le indagini preliminari Luca Milani. Da tutte queste inchieste sono emerse vicende in fotocopia di lavoratori "sfruttati", costretti a passare come in una "transumanza" da una società all'altra.

Il procuratore Marcello Viola spiega in una nota che, ricostruendo la filiera della manodopera, "è stato rilevato come i rapporti di lavoro con la società committente siano stati schermati da società "filtro" che a loro volta si sono avvalse di diverse società cooperative (società serbatoio), che hanno sistematicamente omesso il versamento dell'Iva, nonché degli oneri di natura previdenziale e assistenziale".

Le ipotesi investigative riguardano, spiega la Procura, "una complessa frode fiscale derivante dall'utilizzo, da parte della beneficiaria finale", ossia Amazon Italia, "del meccanismo illecito di fatture per operazioni giuridicamente inesistenti a fronte della stipula di fittizi contratti di appalto per la somministrazione di manodopera, in violazione della normativa di settore, che ha portato all'emissione e al conseguente utilizzo dei falsi documenti". Per questo sono scattate perquisizioni nelle province di Milano e Torino.

Nelle 94 pagine di decreto di sequestro preventivo, i pm scrivono che "il meccanismo fraudolento è tuttora in atto, con rilevantissime perdite per l'erario e situazioni di sfruttamento lavorativo che perdurano, a tutto vantaggio di Amazon Italia Transport srl".  Emerge, scrivono ancora i magistrati, "un sistema piramidale con all'apice Amazon Italia Transport srl nella gestione del servizio di trasporto e consegna cosiddetto "di ultimo miglio" in apparenza affidato a enti fornitori, realizzato a vari livelli attraverso la concatenazione di contratti di appalto o di trasporto ed il coinvolgimento di diversi soggetti quali "serbatoi di primo livello e serbatoi di secondo livello".

Ma c'è dell'altro: Amazon Italia Transport srl, "attraverso i propri dispositivi tecnologici, esercita poteri direttivi organizzando di fatto l'attività complessiva di distribuzione e consegna merci, compresa quella relativa alla cosiddetta consegna di ultimo miglio in apparenza appaltata" a fornitori, "esercitando direttamente nei confronti dei singoli corrieri, formalmente dipendenti dai sopra citati fornitori, i poteri specifici del datore di lavoro". Anche nel controllo del loro operato, "in quanto i lavoratori possono solo interloquire con il dispositivo informatico loro in uso, dotato di un software gestionale di proprietà Amazon, con cui sono impartite le concrete direttive operative per effettuare l'attività di consegna".

I software "e i relativi dispositivi elettronici, messi a disposizione da Amazon", si legge ancora, "sono studiati e impostati al fine di massimizzare la produttività e raggiungere la maggior quantità possibile di passaggi, non lasciando alcuna discrezionalità operativa all'appaltatore". Non solo, le testimonianze di funzionari sindacali e corrieri hanno permesso di ricostruire come "il tempo di materiale esecuzione della consegna del pacco" al cliente "è uniformemente quantificato dal software in 3 minuti". In media, emerge dai verbali, "ogni autista effettua circa 150 soste giornaliere presso i relativi luoghi di consegna". In più, "l'applicativo Amazon Flex è dotato di un sistema di geolocalizzazione ed elabora e comunica agli uffici Amazon anche informazioni in ordine agli esiti ed ai tempi di esecuzione delle consegne". E il corriere "accede all'applicativo gestionale attraverso un account personale fornito" dalla filiale italiana di Amazon.

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