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L'allarme

Stupri, sevizie e furti tra le ex Officine Stampaggi Industriali: e in 11 anni nessun progetto

Il rilancio della vecchia cittadella fantasma è ancora al palo nonostante l’approvazione del Pec

Uno dei tanti appartamenti nell'ex Osi Ghia

Uno dei tanti appartamenti nell'ex Osi Ghia

Vecchie fabbriche lasciate al degrado e all’incuria. Una città “fantasma” divisa tra l’abbandono totale e le occupazioni di chi ha perso tutto. Così anche una città come Torino può nascondere mille segreti, mille facce della stessa medaglia. Luoghi che attendono di rinascere, altri che un progetto ce lo avrebbero anche.

Sevizie e stupri

Stabilimenti morti, almeno dal punto di vista industriale, rinati per ospitare la paura. Come l'ex Osi Ghia di corso Dante. Qui una ex ballerina di danza è stata fatta prigioniera e stuprata per mesi da un uomo, che poi è stato arrestato. Prima ancora uno straniero di 37 anni è stato rapinato e seviziato per una notte da una gang di marocchini ubriachi.

Osi ghia e Rock City

Si è poi provveduto a murare gli accessi, dopo che la polizia ha fatto uscire dieci stranieri e due italiani: otto uomini e quattro donne, che da chissà quanto tempo avevano trasformato quel capannone in una casa (senza finestre e con giacigli di fortuna sul pavimento). I poliziotti li hanno portati tutti in Questura per identificarli e denunciarli per invasione di edifici.

Uno degli ingressi murati al Rock City

Il Pec

Capitolo amministrativo: il Pec è stato approvato undici anni fa ma l’impresa che ha in mano gli immobili non ha fatto partire alcun progetto. E facendo un giro in zona lo si capisce perfettamente. Al fondo di via Agostino da Montefeltro regna il degrado: e se si ha il coraggio di entrare si scoprirà un mondo fatto di abusivismo, violenze e leggi della strada. In così tanti anni nessun passo avanti, ad eccezione del vicino co-working.

 Delle piazze, dei giardini pensili e degli alloggi disegnati sui rendering non c’è traccia. E l’ex Osi-Ghia, oggi come allora, si presenta come era allora. Forse peggio. Trasformata, questo sì. Ma in una casa dei fantasmi spinti qui dentro dalla miseria e dall’ingegno che possono portare ad architettare un’alternativa alla classica vita da clochard, e spingere gli “invisibili” a lasciare le gallerie del centro, dove la polizia controlla di più, dove è più facile che qualche compagno di sventura ti pesti o ti rubi le scarpe.

Le vecchie fabbriche abbandonate alle spalle di corso Dante

Quale futuro

Smantellata dai soliti ladri di rame e ferraglia, prima di venire conquistata dai disperati. Fondate nel 1960 da Arrigo Olivetti e Luigi Segre, le Officine Stampaggi Industriali rappresentarono un’eccellenza tecnologica in campo automobilistico, entrando a buon diritto nella costellazione delle imprese legate alla Fiat. Prima della chiusura. Solo nel 2012 si è cominciato a parlare di riqualificazione. La Città voleva realizzare lì l’Istituto europeo di design, con un investimento da oltre 15 milioni di euro. Attorno nuove piazze, nuove case, giardini pensili e persino un albergo di 20 piani. Non ci vuole un esperto per capire che alle tante parole non siano mai seguiti dei fatti. E oggi quel luogo, un tempo simbolo del lavoro, è diventato un triangolo spettrale in mano al degrado.

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