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il retroscena
27 Agosto 2024 - 09:00
Hamza Moutik, a sinistra, sui social ha pubblicato una foto davanti al ponteggio dove poi è stato ucciso
L’avrebbe attirato in casa e violentato. La vittima dello stupro avrebbe quindi promesso vendetta, per poi metterla in pratica, uccidendo. E’ una delle piste che la Squadra mobile, coordinata dalla procura, sta seguendo per ricostruire il movente dell’omicidio di Hamza Moutik, il marocchino di 26 anni pugnalato a morte al civico 25 di corso Giulio Cesare. Hamza dopo essere stato accoltellato, venerdì sera, è stato trasportato all’ospedale San Giovanni Bosco, dov’è morto domenica mattina. E adesso la polizia sta dando la caccia al suo assassino. Non un uomo adulto, ma un ragazzo, che probabilmente è anche minorenne ed è un connazionale del 26enne assassinato. Un accoltellamento come vendetta per uno stupro (avvenuto o forse solo tentato) ma che è comunque legato alla droga.
Hamza Moutik, che conosceva il suo assassino, era infatti uno spacciatore e aveva già dei precedenti alle spalle. Era arrivato a Torino da Casablanca e nel quartiere Aurora vendeva cocaina e altri stupefacenti, in quella terra di nessuno che è l’area di corso Giulio Cesare a un amen dal Ponte Mosca, teatro di risse, accoltellamenti come quello ai danni di un tunisino nell’ottobre 2022 o come il pestaggio, qualche mese prima, di padre e figlio gestori di un minimarket. Hamza avrebbe venduto la droga anche a colui che l’ha ucciso, ma non solo. Ci sarebbe stato infatti uno stupro. Non è da escludere che il suo assassino fosse in debito con Hamza, magari per la droga. Un debito che poteva essere estinto in un altro modo.
Da lì, il desiderio di vendetta per quell’umiliazione subìta nell’alloggio. Un’umiliazione che si poteva cancellare in un solo modo: col sangue. E così avrebbe fatto il giovane attualmente in fuga, pugnalando Hamza Moutik sotto il ponteggio di corso Giulio Cesare. Ponteggio che, tra l’altro, compare sul profilo Facebok della vittima sia come foto profilo che come foto di copertina. Sì, perché incredibile ma vero, Hamza aveva come sfondo della foto profilo proprio il luogo dove ha trovato la morte, il ponteggio maledetto sotto il quale è stato pugnalato. Decisive potrebbero essere, ai fini delle indagini, le telecamere che la questura ha installato proprio tra corso Giulio e corso Emilia. Sono lì da due anni e hanno ripreso la scena. «Le avevamo chieste nel 2020 al tavolo con la prefettura», ricorda Luca Deri, presidente della Circoscrizione 7.
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