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l'omicidio

Ucciso sotto un ponteggio in corso Giulio Cesare: «Questa zona è fuori controllo»

Dopo l'assassinio di un 26enne, tornano le polemiche su un'area di Aurora da anni teatro di risse e fatti criminosi

L'omicidio di Hamza Moutik è avvenuto sotto il ponteggio di corso Giulio Cesare 25

L'omicidio di Hamza Moutik è avvenuto sotto il ponteggio di corso Giulio Cesare 25

E’ venerdì sera quando le volanti accorrono al civico 25 di corso Giulio Cesare, all’angolo con corso Emilia. Sul posto arriva anche l’ambulanza. Disteso a terra, in una pozza di sangue, c’è Hamza Moutik, 26 anni, marocchino. E’ stato appena accoltellato ed è in fin di vita. Viene trasportato al San Giovanni Bosco. I medici tentano di salvarlo in ogni modo ma Hamza, ieri mattina, non ce la fa e muore.

Un omicidio su cui indaga la Squadra mobile. Hamza Moutik avrebbe avuto un alterco con un connazionale, a cui gli investigatori stanno dando la caccia. E si è preso una coltellata al cuore. Motivi? Droga, il più probabile, perché la vittima era un pusher, uno dei tanti che stazionano in quell’area degradata di Aurora dove le scazzottate sono all’ordine del giorno. Ma c’è una seconda strada e porta a un probabile stupro che Hamza avrebbe commesso. A danno di chi? Forse proprio dell’uomo che poi l’ha pugnalato a morte. Un’area, quella, dove lo stupefacente che scorre a fiumi, a dispetto delle segnalazioni. «Da anni denunciamo una zona fuori controllo. Tante risse violente pubblicate anche sui social, ma la Città ha continuato ignorare il tutto. Cosa deve ancora capitare affinché si prendano provvedimenti? Anche nella lettera inviata all'assessore Porcedda, e per conoscenza a questore e prefetto, il 21 giugno, avevo denunciato questa situazione inaccettabile», chiosa Patrizia Alessi, capogruppo di Fratelli d’Italia in Circoscrizione 7.

Di certo, quella particolare zona di corso Giulio sale da anni alla ribalta delle cronache per fatti criminosi. Nell’ottobre 2022, un tunisino era stato accoltellato all’addome. Per fortuna se l’era cavata, dopo la corsa alle Molinette. Qualche mese prima, ad aprile, ad avere la peggio erano stati Pal Ranjit, bengalese titolare di un minimarket, e il figlio Rahul. Aggrediti e picchiati solo perché avevano “osato” allontanare gli spacciatori che stavano alzando troppo la voce appena fuori dal loro negozio. E questi sono solo due dei tanti gravi fatti capitati negli ultimi tempi.

«L'omicidio è la conferma della difficoltà di quella porzione di territorio, nonostante il grande lavoro compiuto dalle forze dell’ordine che viene in gran parte vanificato da leggi molto blande contro lo spaccio di droghe. Per cui capita spesso che lo spacciatore prima di essere condannato venga arrestato sei o sette volte nell'arco di un semestre. Sarebbe opportuno che venisse istituito un pool di magistrati che si occupi di questi reati per evitare di dare alla cittadinanza la sensazione di impunità verso gli spacciatori. Ed è fondamentale che ricominci il cantiere nell'area “Ponte Mosca”, fermo da quasi un anno», afferma Luca Deri, presidente della Sette.

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