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l'aggressione

Picchiato dal datore di lavoro: «Ho chiesto un permesso, mi ha riempito di botte»

Vittima un 25enne residente a Torino. Flai Cgil: «È stato anche minacciato con un coltello, ma è riuscito a fuggire»

Le lesioni subite dal ragazzo di 25 anni, picchiato dal datore di lavoro

Le lesioni subite dal ragazzo di 25 anni, picchiato dal datore di lavoro

Una brutale aggressione sul posto di lavoro, appena messo piede in azienda. «Ho preso un pugno sull'occhio destro, un calcio in pancia e mentre mi tenevano bloccato con le braccia dietro alla schiena, mi hanno puntato contro un coltello». Lo ha dichiarato davanti agli agenti del Commissariato Dora Vanchiglia Godwin Aiwanfo, 25 anni, nato in Nigeria ma residente a Torino. Godwin è stato picchiato nell'azienda dove presta servizio, nell'Alessandrino, ma la cosa più grave è che ad aggredirlo è stato il suo stesso datore di lavoro (insieme ai fratelli). La colpa di Godwin? Quella di avere chiesto un giorno libero per ritirare dei documenti in Comune. E invece niente, un sottoposto non può avere esigenze, deve solo lavorare (non poco: dal lunedì al venerdì, dalle 8 alle 19, e a volte anche il sabato fino alle 12).

Il 25enne Godwin si era rivolto a un avvocato dopo non avere ricevuto la busta paga per il suo lavoro da macellatore. Solo un bonifico di 550 euro per quasi cinque mesi di lavoro, di cui solo uno regolare, con un contratto diverso da quello che gli sarebbe spettato. Una storia che arriva dal piccolo comune di Frugarolo, provincia di Alessandria, dove Godwin aveva iniziato a lavorare il 21 marzo alla Borgoglio srl, per conto di una piccola ditta in appalto. La storica azienda piemontese specializzata in macellazione di prodotti avicoli, trasformazione, e commercializzazione, all’ingrosso e al dettaglio, non solo di pollame ma anche di selvaggina congelata, ovini, caprini, conigli e uova ha "terziarizzato" da tre anni una parte della produzione. Affidando il lavoro all’impresa di tale Aleksander Marku, albanese, nata nel 2021 con sette dipendenti. Tutti con contratti non adeguati e penalizzanti rispetto alle loro mansioni.

«Il ragazzo si è rivolto a noi per essere aiutato e fare denuncia - spiega Marco Prina, sindacalista di Flai Cgil Torino - e non era il primo caso di irregolarità, o addirittura di mancati pagamenti, nella ditta di Marku. L’imprenditore albanese aveva l’abitudine di assumere con la promessa di un contratto regolare, per poi sfruttare a suo piacimento i malcapitati sottoposti. Il ragazzo nigeriano preso a calci e pugni, in faccia e sulla pancia, aveva chiesto un giorno di permesso perché finalmente aveva una residenza e la doveva dichiarare al Comune. L’hanno riempito di botte, anche minacciato con un coltello, per fortuna è riuscito a fuggire prima che accadesse il peggio. La terziarizzazione delle lavorazioni - accusa Prina - può diventare di fatto una forma legalizzata di "caporalato"». «Marku ha già avuto una causa di lavoro due anni fa da parte dell’ufficio vertenze della Cgil per un altro dipendente - sottolinea Denis Vayr, segretario regionale della Flai - e quindi la sua è una brutta abitudine, messa in pratica fin dall’inizio dell’attività in appalto per la Borgoglio. Guardando sui bilanci della Borgoglio è proprio dal 2021 che compare la voce specifica di spesa "lavorazioni di terzi" nel capitolo dei costi per servizi. Le foto del ragazzo picchiato danno l’idea della violenza subìta, un comportamento inaccettabile, solo per avere chiesto un giorno di permesso e dei chiarimenti su una busta paga poco regolare».

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