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SOLDI & FINANZA

Baristi, meccanici o negozianti: chi evade di più? Ora c'è la risposta

Un algoritmo ha scoperto in quali settori si tende a “far sparire” i guadagni. Eppure...

Baristi, meccanici o negozianti: chi evade di più? Ora c'è la risposta

Foto di repertorio (credit Pixinoo)

Come si passa da 1 euro e 20 di caffè in nero a 2,2 miliardi evasi e sequestrati dalla Guardia di Finanza? Con molti caffè, pizze, interi pranzi pagati in contanti e senza scontrino. Ma pure con camicie lavate facendo sparire, oltre alle macchie, anche un bel po’ di redditi. Senza dimenticare officine, macellerie e panetterie, che contribuiscono ad aumentare la cifra: tante piccole evasioni che fanno il paio con i grandi evasori che da sempre sfidano il Fisco (e spesso vincono pure).

Tendenza al nero

A fare una sorta di “classifica degli evasori” è proprio il Ministero dell’Economia e delle Finanze, che ha stilato una serie di tabelle sulla base delle dichiarazioni dei redditi delle partite Iva (quelle che, storicamente, sono considerate più a rischio evasione). Poi un’analisi del Sole 24 Ore ha permesso addirittura di stimare la “tendenza al nero”, basata proprio sulla dichiarazioni: la classifica finale è costruita in base a un algoritmo, battezzato Indicatore sintetico di affidabilità fiscale (Isa). Tiene conto del settore economico di riferimento, dell’area geografica, delle bollette, del numero dei dipendenti. Poi traccia il risultato finale sulla quota di contribuenti che, in ogni categoria, non riesce a raggiungere il voto 8 nelle pagelle fiscali. Cioè la soglia minima che, secondo il Ministero, indica la “affidabilità” del Modello Unico (oggi ribattezzato Redditi).

Alla fine, su 2,53 milioni di autonomi soggetti agli Isa, 1,53 milioni hanno presentato dichiarazioni traballanti. Più della metà, quindi, sarebbero potenziali evasori e “colpevoli” del buco da 30,2 miliardi l’anno per le casse dello Stato.

Ma dove si annida maggiormente la tendenza all’evasione, almeno secondo gli algoritmi del Ministero analizzati dal Sole 24 Ore? In testa a questa speciale classifica ci sono i ristoranti, dove si annidano titolari che molto spesso annunciano di aver il Pos rotto o scollegato (e non c’è Satispay che tenga). Dietro alla loro tendenza del 72,8%, c’è il 70,4% delle officine. Seguono bar e pasticcerie (68,6%), negozi (63,2%) ed elettricisti (62,4%). Ma sopra il 50% ci sono anche alberghi, imprese di costruzione, imbianchini, ferramenta, lavanderie e riparatori: tutte categorie dove, secondo l’analisi del Ministero, almeno un autonomo su due dichiara al Fisco meno di quanto dovrebbe. E, in alcuni casi, sarebbero addirittura due su tre.

Lotta all’evasione

Al di là di algoritmi e pregiudizi, ci sono i dati della Guardia di Finanza a far capire quanto ci sia ancora da lavorare per contrastare l’evasione. Durante il 2023 e nella prima metà del 2024, come elencato in occasione dei 250 anni del corpo, le Fiamme gialle del Piemonte hanno individuato 822 evasori totali. Cioè persone completamente sconosciute al Fisco. Si aggiungono 1.583 lavoratori in nero o irregolari e 987 soggetti denunciati per reati tributari, di cui 21 arrestati. In totale il valore dei beni sequestrati è di circa 2.2 miliardi di euro, frutto di oltre 61mila interventi ispettivi e circa 3.500 indagini finalizzate al contrasto degli illeciti economico-finanziari.

«Lavoriamo da sempre per tutelare la parte sana della nostra economia e puntare il dito contro chi è poco trasparente e fa “concorrenza sleale”» rivendicava il generale Benedetto Lipari alla festa per i 250 anni della Finanza. Ma c’è un altro punto su cui batte Lipari, che proprio in questi giorni ha ceduto il ruolo di comandante regionale al generale Giovanni Avitabile: «Stiamo lavorando tanto su società e cittadini che risultano residenti all’estero, senza esserlo davvero». I grandi evasori, l’altra faccia della medaglia rispetto agli autonomi.

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