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il caso

Benzina annacquata in largo Re Umberto, l'azienda gela i torinesi: «Non vi rimborsiamo»

Arriva la risposta della Synergy dopo le numerose lettere degli automobilisti. Che ora promettono battaglia

La lettera di risposta della società Synergy agli automobilisti di Torino

La lettera di risposta della società Synergy agli automobilisti di Torino

Boom di segnalazioni dopo la nostra denuncia, con gli automobilisti pronti a coalizzarsi per fare una causa collettiva e riavere indietro i soldi. Nel mirino, il distributore di benzina di largo Re Umberto gestito da Ewa. Stazione che si è rivelata un vero e proprio incubo per i torinesi a causa del carburante misto ad acqua che ha provocato danni alle macchine. Gli automobilisti sono sul piede di guerra, ma la società respinge al mittente le accuse e, al momento, non ha intenzione di risarcire.

La stazione da incubo
Tutto è cominciato con la denuncia sulle pagine del nostro giornale, dopo che tantissimi torinesi che si sono riforniti alla Ewa di largo Re Umberto, di fronte al Mauriziano, si sono ritrovati la benzina annacquata. Questo ha provocato diversi disagi, dalla fuoriuscita di fumo bianco fino all’andatura a singhiozzo dei mezzi. E poi il danno economico, visto che le macchine sono finite dal meccanico e le spese sono state salate, fino a 400 euro.

L'azienda: «Non è colpa nostra»
A quel punto, i nostri concittadini hanno mandato mail alla società Synergy srl, che gestisce la pompa di largo Re Umberto, chiedendo i danni e allegando le fatture. Ma Synergy ha risposto picche. «Non si evidenziano responsabilità da addebitarsi alla Synergy. Si tratta di contestazioni tardive, generiche, non provate e prive di fondamento. Nessuna responsabilità può addebitarsi alla Synergy in merito al lamentato danno», questa la risposta dell’azienda tramite l’avvocato Roberto Di Nuzzo, a uno degli automobilisti che chiedeva indietro i soldi. L’avvocato ha poi concluso affermando che «qualora si prosegua nell’azione intrapresa, la Synergy non esiterà a difendere i propri interessi e il proprio buon nome in ogni sede».

Cosa succede ora
Insomma, da parte dell’azienda che gestisce la pompa di benzina incriminata, i toni sono stati tutt’altro che concilianti. Per questo motivo i tanti automobilisti che si sentono truffati si dicono pronti a intraprendere la strada della causa collettiva per avere i soldi. Ma come fare? Il consiglio arriva dall’avvocato Giuseppe Sbriglio, delegato a Torino e Provincia dell’Adusbef, associazione di consumatori. «Per chi lamenta questo tipo di problemi - spiega l’avvocato Sbriglio - il consiglio è di avere con sé, per poter chiedere un risarcimento danni, tre elementi: copia del pagamento alla pompa (già tracciabile se fatto con carta di credito o Bancomat, oppure lo scontrino se si è pagato in contanti); la fattura del meccanico che ha effettuato i lavori dopo il danno subìto a seguito del rifornimento; un campione del carburante con il quale è stato fatto il rifornimento. Questi, per un’eventuale azione giudiziale, sono i tre elementi probatori».

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