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Brigate rosse a processo a Torino dopo 50 anni: chi c'era oggi in aula

Era il 1975 quando a Cascina Spiotta morirono l’appuntato Giovanni D’Alfonso e la moglie di Curcio, Mara Cagol

Pierluigi Zuffada era l'unico ex brigatista presente oggi in tribunale a Torino per Cascina Spiotta

Pierluigi Zuffada era l'unico ex brigatista presente oggi in tribunale a Torino per Cascina Spiotta

Un processo alle Brigate rosse dopo 50 anni dai tragici fatti di Cascina Spiotta, con la morte di Mara Cagol e dell'appuntato dei carabinieri Giovanni D'Alfonso. Si è aperta questa mattina, giovedì 26 settembre, in tribunale a Torino l'udienza preliminare sulla sparatoria tra Brigate rosse e carabinieri del 4 giugno 1975, nell'Alessandrino. Imputati sono quattro ex brigatisti, tutti accusati di omicidio aggravato: Renato Curcio (il fondatore delle Brigate rosse), Lauro Azzolini, Mario Moretti e Pierluigi Zuffada. Quest'ultimo, mascherina addosso, era l'unico che si è presentato in aula oggi a Torino.

Una giornata, quella di oggi, dedicata alle questioni preliminari e alle costituzioni di parte civile. Il giudice ha accolto quelle dei familiari di Bruno D'Alfonso, figlio dell'appuntato Giovanni D'Alfonso, ma ha respinto quella avanzata dall'Associazione vittime del terrorismo, in quanto si era costituita dopo i fatti di Cascina Spiotta. Iniziata alle 9.30, all'ora di pranzo le parti sono uscite dall'aula: l'udienza è stata rinviata al 16 ottobre, e dovrà anche essere decisa la competenza territoriale, cioè se Torino o Alessandria. «E' un processo paradossale per una vicenda di 50 anni fa maturata in un contesto storico diverso, dove ad essere chiamati in causa sono degli ottantenni che hanno già fatto anni e anni di galera», ha dichiarato uno degli avvocati difensori, Davide Steccanella, legale di Lauro Azzolini.

Azzolini non c'era, così come non c'era Renato Curcio e nemmeno Mario Moretti. C'era, invece, Pierluigi Zuffada, oggi 78enne. E c'era ovviamente Bruno D'Alfonso, figlio di Giovanni D'Alfonso, carabiniere che morì a Cascina Spiotta. «Sono felice per il fatto che gli sforzi profusi negli ultimi anni abbiano prodotto una rivalutazione della vicenda, che permette di dare dignità alla memoria di mio padre», ha dichiarato Bruno D'Alfonso. 

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