Cerca

Il processo

«Mi ha stuprata e tenuta in cantina per 5 ore». Ma il giudice lo assolve e lo fa uscire di galera

Dopo la denuncia della ragazza e l'arresto dell'uomo a febbraio, ecco la sentenza a sorpresa in tribunale

«Mi ha stuprata e tenuta in cantina per 5 ore». Ma il giudice lo assolve e lo fa uscire di galera

Foto di repertorio (credit Tinnakorn Jorruang)

Prima l’accusa di aver violentato una ragazza e averla segregata nella cantina del suo bar per 5 ore, prendendole anche la borsetta e il cellulare. Poi l’arresto e otto mesi esatti di carcere. E infine l’assoluzione per insufficienza di prove: è quanto vissuto da un 39enne di origine albanese, che oggi è stato scarcerato dopo che il giudice Agostino Pasquariello gli ha letto la sentenza durante l’udienza preliminare del processo a carico suo e del suo presunto complice (accusato di favoreggiamento e assolto anche lui). Non solo, il giudice ha ordinato la trasmissione degli atti alla Procura per valutare l’eventuale falsa testimonianza da parte della ragazza che aveva denunciato il 39enne.

I fatti contestati risalgono al 28 gennaio scorso. Protagonisti, il titolare di un locale del quartiere Aurora e quella barista che lavorava lì da pochi giorni: «Mi ha attirata in cantina con una scusa - ha raccontato la ragazza alla polizia - Poi mi ha tenuta lì dentro per almeno 5 ore. Intanto mi ha costretta a sniffare cocaina e ad avere rapporti orali, strappandomi pure una ciocca di capelli». Una ricostruzione che il suo “capo” ha sempre respinto, anche dopo che è stato arrestato a febbraio. Poi il pubblico ministero Davide Pretti ne ha chiesto il rinvio a giudizio e ha chiesto di condannarlo a 6 anni in abbreviato (e 1 anno per il presunto complice): «Il nostro cliente ha sempre parlato di rapporto sessuale fra consenzienti - riportano gli avvocati dell’albanese, Mario Bertolino e Pierpaolo Berardi - In udienza abbiamo mostrato i video delle telecamere del bar, in cui viene smentita la ricostruzione della ragazza sulla rapina della borsetta, sulle 5 ore in cantina e sul suo comportamento successivo. E della cocaina sono emerse solo tracce nell’urina, non nel sangue analizzato il giorno stesso».

Saranno le motivazioni della sentenza, fra 30 giorni, a spiegare se sono stati questi particolari a convincere il giudice: «Leggeremo, questa conclusione è pazzesca e incredibile - si sfoga l’avvocato Stefania Serafini, che assiste la ragazza - Sono sconcertata, la mia cliente sa cos’ha vissuto e un altro giudice e un pm le hanno creduto».

Resta aggiornato, iscriviti alla nostra newsletter

Logo Federazione Italiana Liberi Editori L'associazione aderisce all'Istituto dell'Autodisciplina Pubblicitaria - IAP vincolando tutti i suoi Associati al rispetto del Codice di Autodisciplina della Comunicazione Commerciale e delle decisioni del Giurì e de Comitato di Controllo.