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Giallo, segreti e misteri
11 Ottobre 2024 - 07:00
Francesca Chaouqui
«Non commento nulla, non c’è niente da commentare. Sono assurdità, su questo argomento non dirò nulla. Grazie e buona serata». Con queste parole, l’arcivescovo Rolandas Makrickas ha liquidato le domande in merito alle recenti dichiarazioni di monsignor Valentino Miserachs. Quest’ultimo, coinvolto nei lavori della commissione d’inchiesta sulla scomparsa di Emanuela Orlandi, avvenuta il 22 giugno 1983, ha gettato nuova luce su alcuni aspetti ancora oscuri della vicenda. Infatti, Pietro Orlandi, fratello di Emanuela, rivelò l’esistenza di una misteriosa cassa nei sotterranei della Basilica di Santa Maria Maggiore in Roma, presumibilmente contenente elementi legati alla scomparsa della sorella. Miserachs, durante la sua audizione, confermò di aver ricevuto una richiesta da Pietro Orlandi e Francesca Chaouqui, ex commissaria della Cosea, per accedere a tale cassa. Tuttavia, il prelato affermò di non avere accesso a quell’area, poiché la Basilica era stata commissariata e vi erano nuove misure di sicurezza, tra cui porte chiuse a chiave che impedivano l’accesso.
EMANUELA ORLANDI
L’arcivescovo Rolandas Makrickas, oggi arciprete di Santa Maria Maggiore, è stato nominato commissario della Basilica e ha assunto un ruolo centrale nell’intricata vicenda. A pochi mesi dalla nomina, nel marzo 2024, papa Francesco lo ha anche indicato come futuro cardinale, un annuncio fatto proprio durante l’Angelus del 6 ottobre. Tuttavia, Makrickas non ha voluto fornire alcuna spiegazione in merito alla cassa di cui ha parlato Pietro Orlandi, né ha risposto alle domande poste dai giornalisti. Durante la sua audizione, Miserachs ha parlato anche del cardinale Santos Abril y Castelló, ex arciprete della Basilica, al quale Francesca Chaouqui avrebbe consegnato personalmente la misteriosa cassa, poi collocata nel sotterraneo. È una storia che ha destato grande interesse, dato che il sotterraneo è noto anche per ospitare un cimitero. Secondo Pietro Orlandi, lavori eseguiti nel Campo Santo Teutonico avrebbero portato alla scoperta di una cassa sospetta, successivamente trasferita a Santa Maria Maggiore. Questi elementi, tuttavia, non hanno ancora ricevuto conferme ufficiali. Un altro aspetto cruciale riguarda le dichiarazioni di Miserachs sui tentativi di chiarire la vicenda da parte di Papa Benedetto XVI. Nel 2012, il pontefice ordinò un’indagine interna sulla scomparsa di Emanuela, che portò all’interrogatorio dello stesso Miserachs. Poco dopo, venne aperta la tomba di Enrico De Pedis, noto boss della Banda della Magliana, sepolto nella Basilica di Sant’Apollinare, vicino alla scuola frequentata da Emanuela.
PIETRO ORLANDI
Le autorità vaticane avevano richiesto la collaborazione della magistratura italiana per questo delicato intervento, nel tentativo di dissipare i sospetti dell’opinione pubblica sul legame tra la Santa Sede e la criminalità organizzata. La vicenda di Emanuela Orlandi è tornata a emergere anche in occasione degli scandali Vatileaks, che hanno rivelato documenti segreti legati al Vaticano. Nel 2015, uno dei protagonisti del secondo Vatileaks, monsignor Lucio Angel Vallejo Balda, fu arrestato. Durante queste indagini, fu pubblicato un documento riguardante spese sostenute dal Vaticano per la cittadina Emanuela Orlandi, spese che, secondo quanto riportato, si fermavano al 1997, anno in cui la giovane sarebbe stata trasferita prima a Parma e poi a Londra. La vicenda di Emanuela Orlandi, dopo oltre 40 anni, continua, dunque, a sollevare interrogativi e a far emergere nuove piste. Le dichiarazioni di monsignor Miserachs, il silenzio dell’arcivescovo Makrickas e i collegamenti con scandali passati come Vatileaks lasciano intendere che la verità sia ancora lontana dall’essere svelata. Quella che sembra una spy story degna di un romanzo, è in realtà e soltano, ma non è certo poco, la tragica storia di una ragazza strappata alla sua vita e al suo futuro.
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