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Dopo lo scandalo conti spiati, Intesa Sanpaolo affida la cyber sicurezza al generale più amato dai torinesi

Antonio De Vita diventerà il capo della sicurezza della banca. E' stato il comandante delle operazioni Minotauro e Tossic Park

L'allora colonnello Antonio De Vita (in mezzo), con il prefetto Alberto Di Pace, a colloquio con una cittadina durante un'operazione dei carabinieri a Torino

L'allora colonnello Antonio De Vita (in mezzo), con il prefetto Alberto Di Pace, a colloquio con una cittadina durante un'operazione dei carabinieri a Torino

Dopo lo scandalo degli accessi fraudolenti ai conti correnti di migliaia di clienti da parte di un impiegato, Intesa Sanpaolo corre ai ripari affidandosi a una vecchia conoscenza di Torino e dei torinesi. Carlo Messina, consigliere delegato e Ceo della banca, proporrà infatti al Cda la nomina a capo della sicurezza del generale di Corpo d’Armata dei carabinieri Antonio De Vita, ben conosciuto sotto la Mole per essere stato a capo del comando provinciale dei carabinieri per 5 anni (un “record” per le consuetudini dell’Arma), dal 2006 al 2011. Un periodo nel quale ha legato il proprio nome a una lunga serie di inchieste e operazioni che hanno lasciato il segno sulla città.

antonio de vita

Secondo quanto si apprende da fonti del gruppo bancario, la nomina di De Vita a Chief Security Officer dovrebbe avvenire già la prossima settimana. Una “carriera lampo” visto che solo l’1 settembre era stato assunto dallo stesso Carlo Messina nel suo staff come senior advisor sui temi della sicurezza e cyber. Il generale De Vita era andato in congedo a giugno, dopo 42 anni di carriera nell’Arma. Tra le altre cose, dopo aver lasciato Torino, era stato comandante provinciale a Napoli e Roma e poi nel 2018 comandante della Legione Lombardia e nel 2021 della Legione Lazio. Al comando generale dell’Arma è stato anche Capo del I Reparto nonché Sottocapo di Stato Maggiore in Sede Vacante. Aveva poi concluso il suo percorso come Comandante Interregionale di Puglia, Campania, Abruzzo e Molise.

A Torino il suo nome è legato soprattutto all’operazione Minotauro, voluta da lui in prima persona e che svelò la penetrazione delle ‘ndrine calabresi nel tessuto politico e imprenditoriale della città. Noto tra i suoi uomini perché “refrattario” all’ufficio e per la sua operatività sul campo, amante del contatto con i cittadini, è stato anche uno degli ideatori degli spettacolari blitz antidroga portati a termine sorprendendo i pusher con l’arrivo dei carabinieri sulle piazze di spaccio a bordo di furgoni o, addirittura, tram. E, sempre sotto il suo comando, c’è stata la parabola di Tossic Park, la grande area verde di Barriera di Milano prima diventata una enorme sala del buco a cielo aperto e poi ripulita e riconsegnata alla città.

La repentina decisione di Intesa Sanpaolo non può che essere letta alla luce dello scandalo dei conti spiati da un suo dipendente (poi licenziato), il 52enne Vincenzo Coviello,  e in particolare nelle spese effettuate con le carte di credito da migliaia di italiani. Una lista lunghissima di persone che a loro insaputa erano di fatto spiate, visto che dalle spese è possibile sapere molto della loro vita privata, delle loro abitudini e del loro tenore di vita. Nel mirino del bancario, anche la premier Giorgia Meloni e sua sorella Arianna, ex premier come Draghi, D'Alema e Renzi, il ministro della Difesa Guido Crosetto e un lungo elenco di politici della maggioranza e dell’opposizione ma anche vip come Francesco Totti, Al Bano, Antonello Venditti, Eugenio Scalfari, Paola Egonu, i fratelli John e Lapo Elkann oltre a gente comune. Il generale De Vita, c’è da scommettere, avrà tra i suoi primi incarichi quello di trovare il modo di evitare che un episodio simile possa ripetersi.

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