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IL CASO

Sparatoria fra carabinieri e Brigate rosse, si va verso il processo dopo 50 anni

Imputati 4 ex Br per la sparatoria di Cascina Spiotta. L'avvocato: «Si vede che s’ha da fare...»

Sparatoria fra carabinieri e Brigate rosse, si va verso il processo dopo 50 anni

Cascina Spiotta dopo la sparatoria e, nel riquadro, Bruno D'Alfonso, figlio del brigadiere ucciso

«Al contrario del matrimonio di Renzo e Lucia nei Promessi Sposi, questo processo s’ha da fare» dichiara l’avvocato Davide Steccanella. Una frase ironica (visto che difende uno degli imputati), a commento dell’udienza preliminare a carico di quattro ex membri delle Brigate rosse: Lauro Azzolini, Renato Curcio, Pierluigi Zuffada e Mario Moretti sono imputati per la sparatoria del 5 giugno 1975 alla Cascina Spiotta, nell’Alessandrino, in cui perse la vita l’appuntato dei carabinieri Giovanni D’Alfonso (e anche Mara Cagol, brigatista e moglie di Curcio).

Oggi, a distanza di quasi 50 anni e alla presenza dei figli di D’Alfonso, è ripresa l’udienza preliminare per decidere se rinviare a giudizio i quattro ex brigatisti. Intanto la giudice Ombretta Vanini ha respinto una serie di istanze presentate dalle difese: «Anche se ci devono ancora spiegare come sia possibile processare una persona già scagionata revocando una sentenza che non si trova» sottolinea ancora Steccanella. Il riferimento è alla posizione di Azzolini, che nel 1987 fu prosciolto per la sparatoria: il provvedimento, a quanto pare, andò perduto del 1994 durante l’alluvione che colpì Alessandria. Un’altra questione sollevata da Steccanella riguardava le intercettazioni cui è stato sottoposto Azzolini «senza autorizzazione di un giudice per le indagini preliminari».

In udienza pubblici ministeri Emilio Gatti e Ciro Santoriello hanno ribadito la richiesta di rinviare al giudizio i quattro ex brigatisti. E, come elementi indiziari, hanno portato anche anche sette libri dedicati alla stagione degli anni di piombo. Fra i volumi spiccano quelli firmati da Curcio e Moretti, capi storici dell’organizzazione.

Sulla questione dei libri, gli avvocati difensori hanno eccepito che non si può giungere a una dichiarazione di colpevolezza su queste basi: «I pm hanno letto dei brani e io invece ne ho letti altri - riporta Francesco Romeo, legale di Moretti -. Qui non ci si può limitare a estrapolare alcune frasi da un contesto: bisogna fare un ragionamento complessivo, collegano i vari frammenti e persino i diversi libri fra di loro». Secondo Romeo, la stessa presenza dei libri in un processo come elemento d’accusa «ci rimanda a un passato poco piacevole».
Dopo gli interventi degli avvocati difensori, l’udienza preliminare è stata aggiornata al 30 ottobre: fra due settimane, quindi, il giudice Vanini deciderà se mandare a processo i quattro brigatisti a distanza di quasi 50 anni dai fatti contestati.

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