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Il caso

Presa a morsi e sequestrata dalla suocera: «La carne è poco cotta»

L'incredibile storia di una famiglia in provincia di Torino: così mamma e figlio sono finiti a processo

Presa a morsi e sequestrata dalla suocera: «La carne è poco cotta»

Immagine di repertorio (credit simplehappyart)

Agli appassionati di cinema verrà subito in mente "Quel mostro di suocera", film uscito ormai vent'anni fa con Jennifer Lopez e Jane Fonda. Ma questa è una storia vera, che non fa sorridere ma spaventa per la ferocia delle accuse. Qui gli aguzzini di una 40enne torinese sono il suo compagno e la madre di lui. La suocera, appunto: i due rispondono dei reati di maltrattamenti in famiglia, lesioni personali e addirittura sequestro di persona perché avrebbero costretto la donna a rimanere bloccata per ore su una sedia, picchiandola e dicendole di tutto davanti ai figli. Finiti a processo e assistiti dall'avvocato Fabrizio Francese, hanno risarcito 6mila euro alla loro vittima e hanno patteggiato: un anno per lei, un anno e mezzo per lui. Entrambe le pene sono sospese con la condizionale, a patto che entrambi seguano dei corsi antiviolenza.

I fatti contestati sono cominciati nel 2022 ma gli episodi più gravi risalgono a febbraio di quest'anno, per poi continuare anche nei mesi successivi. I protagonisti sono degli insospettabili, residenti in una cittadina della provincia di Torino: una nonnina alla soglia dei 70 anni e una coppia di 40enni, mai sposati ma conviventi da quando erano poco più che ragazzini. Insieme hanno due figli piccoli e, per tutelare i bambini, racconteremo questa storia usando solo dei nomi di fantasia. 

Stando agli atti dell'inchiesta, Dario ha iniziato a maltrattare Valentina quando lei era incinta della seconda figlia: la picchiava, tirandole calci sul pancione e chiudendola fuori casa. Tanto che la giovane mamma era costretta a dormire in macchina, al freddo di febbraio. In altre occasioni le ha bruciato le scarpe, ha rotto i bicchieri, le ha lanciato contro il piatto perché «la carne non è abbastanza cotta».

Eppure è solo nel 2024 che emersa tutta la vicenda: un lunedì mattina di febbraio, anziché portare il bimbo più grande a scuola, Dario ha cominciato a inveire contro la compagna. «Non sei una madre, sei da buttare nel gabinetto» le urlava davanti ai figli. Anzi, ha detto al bambino di insultare e picchiare anche lui. Poi, quando la donna ha cercato di chiamare il 112, lui ha avvisato la madre. E, quando l'anziana è arrivata, hanno iniziato a dare botte a Valentina, strappandole i capelli, tirandole le orecchie e costringendola a restare quattro ore seduta su una sedia.

Secondo quanto ricostruito, poteva alzarsi solo per andare in bagno e per prendersi cura della bimba più piccola, rimasta tutto il tempo in braccio a lei. E, per concludere, la suocera ha detto alla nuora di mettersi in ginocchio e chiedere scusa per i suoi "errori", dalle mancanze come madre alla carne poco cotta.

Alla fine la 40enne è riuscita a scappare, a chiedere aiuto e a denunciare, assistita dall'avvocato Tizina Porcu. Da quel momento è iniziata l'indagine dei carabinieri, coordinata dal pubblico ministero Antonella Barbera e conclusa ieri con il patteggiamento della pena. Dario è finito subito agli arresti domiciliari ma adesso è libero, anche se ha il braccialetto elettronico e non può avvicinarsi a compagna e figli: li può vedere solo in un luogo neutro.

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