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06 Novembre 2024 - 18:31
Si sposa in ospedale e muore 8 giorni dopo: «Vi racconto la nostra triste favola d'amore»
Ha coronato il suo sogno d’amore il 25 ottobre, in un letto dell’ospedale di Ivrea, ormai impossibilitato ad alzarsi ma indossando giacca e camicia. Poi si è spento una settimana dopo, ad appena 48 anni ma con al dito quella fede che rappresenterà per sempre ciò che lo univa alla sua Simona.
Quella di Vincenzo D’Aloia e di Simona Venice è la storia di un grande amore, che ha saputo resistere ai tiri di un destino crudele e che resterà impressa per sempre nei cuori di chi li conosce o di chi in questi anni ha solo letto di loro. Residenti a Castellamonte, i due sono infatti molto conosciuti in tutto il Canavese perché genitori del piccolo Gioele, un bambino di 9 anni che a causa di complicazioni nel parto è affetto da tetraparesi spastica. Per aiutarli è nata una Onlus, “Tutti per Gioele”, che nel tempo ha organizzato eventi e raccolte fondi capaci di convogliare l’affetto dei canavesani e non solo verso questa sfortunata famiglia. Senza sapere però che un altro duro colpo sarebbe troppo presto arrivato.
«Io e Vincenzo ci siamo conosciuti nel 2012 ed è stato un vero colpo di fulmine». Il dramma non ha piegato Simona, 38 anni, che riesce a sorridere raccontando la sua storia d’amore. «Uscivamo entrambi da due storie difficili e una sera ci siamo visti in una birreria di Favria. Appena i nostri occhi si sono incrociati, ci siamo innamorati». Il primo bacio è arrivato, letteralmente, sotto una pioggia di stelle cadenti: «Era la notte di San Lorenzo, lui pensava che io fossi al mare quando gli ho mandato un messaggio: “Guardiamo le stelle insieme”. È uscito pensando che io intendessi di guardarle insieme dal telefono e invece mi ha trovato lì, davanti a casa». Simona aveva già un figlio e Vincenzo due: «Siamo diventati subito una grande famiglia che, nel 2016, si è allargata ancora. All’epoca vivevamo a Rivarolo e la notte dell’11 marzo ho avuto le doglie. Purtroppo però qualcosa è andato storto e i medici hanno dato per spacciati prima il mio piccolo Gioele e poi me. Ma ce l’abbiamo fatta tutti e due anche se lui purtroppo ha riportato dei danni». Vincenzo non si è perso d’animo: «Gioele ci ha uniti ancora di più e suo papà non si è spaventato, non ci ha mai lasciati soli. Mi ha sempre appoggiata in tutto, anche quando io volevo fare dei tentativi per migliorare la situazione e lui non ci credeva, mi diceva: “Se vuoi farlo, fallo”. È sempre stato al mio fianco e a quello di Gioele». Nel 2019 la famiglia si trasferisce a Castellamonte, in una casa più adatta ai bisogni del bambino e Vincenzo prende un’altra decisione difficile: «Io sono parrucchiera, lui era carpentiere. Gioele andava seguito più di quanto riuscissimo a fare e ha deciso di farlo lui: è stato lui a rinunciare al lavoro e a restare a casa, sapendo quanto io tenessi al mio impiego».
Ad aprile di quest’anno, le prime avvisaglie del dramma: «Aveva un mal di schiena che non andava mai via, i medici dicevano che era un’ernia ma alla fine, l’1 agosto, abbiamo scoperto la verità: era un tumore. Lui non si preoccupava per se stesso, continuava solo a chiedermi: “Come farai da sola con Gioele?”. Dopo la chemio, è uscito dall’ospedale e una sera ha organizzato una cena in casa nostra, ha invitato parenti e amici, ha cosparso tutto di petali di rosa, ha messo la nostra canzone “Thank you for loving me” dei Bon Jovi e, davanti a tutti, mi ha chiesto di sposarlo». Purtroppo però la malattia è stata più veloce: poco dopo è stato necessario un nuovo ricovero all’ospedale di Ivrea e questa volta era chiaro a tutti che Vincenzo non sarebbe più uscito dall’ospedale. «Quando il medico ha saputo la nostra storia, si è offerto di organizzare tutto lui e il 25 ottobre ci siamo sposati. Vincenzo era contentissimo, ricordo che poco dopo era sotto morfina ma ha aperto gli occhi, mi ha guardata e mi ha detto: “Non posso credere che ci siamo sposati”».
Il 2 novembre Vincenzo, su quello stesso letto in cui si era sposato, ha chiuso gli occhi per sempre. Difficile non commuoversi di fronte alla loro storia ma Simona è la prima a non piangere e a non arrendersi: «Dovrò riorganizzare tutta la mia vita. Non so ancora bene come farò ma gli assistenti sociali mi hanno offerto un aiuto e per fortuna ci sono i nonni di Gioele a cui devo fare una statua». Chi volesse sostenerla in questa nuovo, difficile capitolo può inviare un bonifico alla Onlus intestato alla “Associazione tutti per Gioele” all’Iban IT60Q0200830860000105854576.
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