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Il caso
10 Novembre 2024 - 08:20
Prima la serata alle Vele, una delle discoteche più famose d’Italia. Poi il ritorno a casa in monopattino: così è iniziato l’incubo di un 24enne di Albenga, derubato e aggredito da una gang di quattro torinesi. Uno di loro, il 19enne Amine Hilali, gli ha sferrato un pugno e lo ha costretto per sempre in un letto d’ospedale, in coma irreversibile. Pochi secondi che hanno distrutto la vita di un ragazzo e cambiato quella di altri quattro: il primo è Hilali, che è stato appena condannato, in abbreviato, a scontare 6 anni di carcere e a versare un risarcimento di quasi 1 milione e mezzo di euro. Che, ovviamente, non è in grado di pagare.
Tra Alassio e Albenga
I fatti sono avvenuti nella notte fra il 18 e il 19 maggio, a cavallo fra Alassio e Albenga. È lì che avviene l’incontro che ha stravolto la vita di questi ragazzi e delle loro famiglie: Pietro (il nome è di fantasia) e un suo amico escono dalle Vele e si avviano verso casa, ad Albenga. Spingono un monopattino e attirano l’attenzione di quattro torinesi: oltre a Hilali, ci sono Gabriel Da Silva, 20 anni, Myslim Cela, 18, e un quarto ragazzo che era minorenne all’epoca dei fatti. Loro uscivano dalla Essaouira, altra discoteca ad Albenga: «Hanno iniziato a parlarci e minacciarci - racconterà l’amico di Pietro ai carabinieri - Poi ci siamo accorti che il monopattino era sparito e uno del gruppo ci ha detto qualcosa come: “Ci fa solo un giro, adesso te lo riporta”».
In effetti, qualche minuto e metro più in là, il monopattino ricompare: secondo quanto ricostruito dagli investigatori e ammesso dagli accusati, Da Silva lo ha preso ed è tornato nel campeggio di Albenga dove soggiornava insieme agli amici. È Hilali ad andare a prendere il monopattino e a riportarlo indietro: «Pietro gli è andato incontro, gli ha detto qualcosa e l’altro gli ha tirato un pugno. Poi se n’è andato con i suoi amici e uno ha detto: “Se l’è cercata”».
La fuga e la caccia
Il 24enne non si riprenderà mai più da quel pugno: trasportato in ospedale a Pietra Ligure, i medici gli riscontrano una frattura al cranio talmente grave da compromettere definitivamente le funzioni cerebrali. Intanto i carabinieri della Compagnia di Albenga si mettono a caccia della banda di torinesi. Guardano i filmati delle telecamere di sorveglianza, che hanno ripreso parte dell’incontro fra i due gruppi di giovani. Così intuiscono che possono trovare i quattro torinesi al campeggio Gallinara, che si trova a solo 600 metri di distanza. Infatti li trovano lì e li identificavano, senza fermarli anche perché loro negano tutto.
Le indagini continuano, viene sentito di nuovo l’amico di Pietro e spuntano altri filmati. Sono sufficienti per confermare che gli aggressori sono proprio quelli controllati al campeggio. I quali, nel frattempo, hanno chiamato un taxi e hanno preso il primo treno diretto a Torino. Ma non ci sono arrivati: i militari liguri fanno in tempo ad avvisare i colleghi di Mondovì, che salgono sul treno e fanno scendere la banda alla stazione cuneese.
Dopo una intera giornata di interrogatori, alla fine i carabinieri sequestrano i vestiti dei ragazzi e dispongono il fermo di Hilali per lesioni personali gravissime. Poi il ventenne finirà a processo, assistito dall’avvocato Alberto Bosio, si scuserà con la vittima ma verrà condannato a 6 anni da Emilio Fois, giudice del Tribunale di Savona: risponde anche di rapina, reato contestato anche a Da Silva. Per lui, difeso dall’avvocato Francesco Traversi, la pena è di 3 anni e 6 mesi (gli altri due ragazzi verranno giudicati più avanti per rapina e omissione di soccorso).
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