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La sentenza
22 Novembre 2024 - 06:20
Il nome “Franco Costruzioni” si leggeva su centinaia di ponteggi di Torino, a cavallo fra gli anni Novanta e Duemila. Alla fine sono stati più di 3mila gli appartamenti costruiti dalle aziende guidate da Giuseppe Franco, che oggi ha 77 anni e in passato ha costruito anche mezza Montecarlo. Il “problema” è che, nel 2014, la casa madre Sarfys è fallita lasciando un passivo milionario: la Procura aveva calcolato un buco di oltre 100 milioni. E Franco è finito a processo insieme alla moglie Michelia Marchiaro e all’ex amministratrice Paola Gindro, accusati di bancarotta fraudolenta, patrimoniale e distrattiva. Ma sono stati tutti assolti poche ore fa in tribunale: «Crediamo che questa sentenza ci restituisca una meritata dignità» ha commentato, con le lacrime agli occhi, l'anziano costruttore quando ha ricevuta la notizia dell'assoluzione dai suoi avvocati, Edoardo Carmagnola e Federica Reteuna.
È stato proprio l'avvocato Carmagnola a ricordare come, nella sua requisitoria, il pubblico ministero Mario Bendoni avesse parlato di questa come «la più grande bancarotta fraudolenta mai vista a Torino». In effetti il pm sosteneva che Franco e gli altri imputati avessero «dissipato il patrimonio con operazioni inesistenti, portando i soldi dell’impresa nel Principato di Monaco, dove marito e moglie sono residenti». Poi aveva aggiunto: «Abbiamo scoperto che Franco aveva patteggiato una frode fiscale nel 2003 e che c’erano operazioni simulate, pagamenti e finanziamenti ingiustificati e plurime operazioni distrattive. E che hanno anche usato quei soldi per pagare gli stipendi ai camerieri che lavoravano nelle loro case vacanze a Madrid e Maiorca. Così i pezzi del puzzle sono andati a posto». Per questo Bendoni aveva chiesto di condannare Franco a 5 anni di carcere, la moglie a 4 e Gindro a 2.
Gli avvocati, in cinque ore di arringa, hanno replicato che «professionisti e tecnici hanno dichiarato che il fallimento è solo colpa del crollo del mercato immobiliare. Inoltre i documenti contabili sono risultati tutti regolari. I soci non hanno sottratto somme. Anzi, hanno immesso enorme liquidità nelle società». Per questo hanno chiesto l’assoluzione degli imputati, come deciso ora dai giudici: "il fatto non sussiste" per una delle accuse e "il fatto non costituisce reato" per l'altra.
Dichiara ora Franco: «Io e mia moglie abbiamo sempre creduto nella giustizia anche se questi anni non sono stati facili. Questa sentenza certifica come le nostre condotte siano state assolutamente lecite e scevre da ogni critica sotto qualsiasi piano: non abbiamo mai “sottratto” alla società ma anzi dato più di quanto era necessario. Credo che il Tribunale abbia lo compreso e certificato. Ringrazio gli avvocati Carmagnola e Reteuna e il consulente Edmondo Monda, che hanno profuso uno sforzo encomiabile per arrivare all’accertamento della verità».
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