Cerca

il retroscena

Askatasuna è vuoto? No, nel centro sociale di corso Regina dormono sette persone

Raffica di processi e inchieste in tribunale. E la procura sta indagando sulla stabilità della struttura

Il centro sociale Askatasuna di corso Regina Margherita 47

Il centro sociale Askatasuna di corso Regina Margherita 47

Sul web quel nome non c’è più. Affogato da qualche anno in sigle di movimenti dei collettivi studenteschi, universitari o fantomatici “sportelli” che aiuterebbero i morosi a resistere agli sfratti quando non pagano più l’affitto. Ma di fatto Askatasuna c’è eccome, anche se alle manifestazioni si nasconde non mostrando bandiere o vessilli. E, quando è ora di essere violenti, i militanti del centro sociale non si nascondono affatto. Dalla Tav ai cortei che da pacifici sfociano in scontri e mandano all’ospedale i poliziotti, fino agli assalti all’Unione industriali, Askatasuna in quei casi è in prima fila.

Tanto che Procura e Tribunale sono pieni di inchieste e processi penali: nel mirino dei magistrati c’è la presunta regia di Aska nelle proteste più violente, da quelle del 1° maggio 2022 a quelle dell’ultimo anno. In un processo, in corso in questi giorni, viene addirittura contestata l’associazione a delinquere ai 28 imputati, tutti attivisti e simpatizzanti del centro sociale.

A inizio anno il sindaco Stefano Lo Russo ha deciso di fare un patto con Aska per far diventare “bene comune” la sua storica sede, l’edificio di corso Regina 47. E si pensava che i suoi militanti avrebbero abbassato i toni violenti. Non è stato così, come dimostrano le manifestazioni che si sono svolte negli ultimi mesi a Torino: scontri, occupazioni di binari, foto di politici bruciati, agenti feriti. Tra l’altro, al corteo di venerdì scorso, è spuntato Giorgio Rossetto. Il leader di Aska è sottoposto a sorveglianza speciale, ma non ha fatto mancare (in stampelle) la sua presenza.

Ma c’è un altro aspetto da considerare: pure l’immobile, che ospita il centro sociale dal 1996, vuoto non lo è per niente. Dentro ci dormono sette persone. Erano in otto, ma una (giusto per capire di che tipo di gente si sta parlando) è agli arresti domiciliari. Eppure anche sulle condizioni dell’edificio è aperta un’inchiesta: il procuratore aggiunto Vincenzo Pacileo indaga sul rispetto delle norme in materia di sicurezza da parte degli attivisti che gestiscono i locali (ed eventualmente da parte della proprietà, cioè il Comune). Al momento il fascicolo è aperto contro ignoti ma l’inchiesta continua: il magistrato attende il risultato di una consulenza affidata all’ingegner Enrico Sterpi, ricercatore dell’Università di Genova. L’obiettivo è capire se esistano dei pericoli di ordine statico: secondo le prime indiscrezioni, il consulente li ha esclusi, tuttavia ha appena chiesto una proroga per il deposito degli atti.

Resta aggiornato, iscriviti alla nostra newsletter

Logo Federazione Italiana Liberi Editori L'associazione aderisce all'Istituto dell'Autodisciplina Pubblicitaria - IAP vincolando tutti i suoi Associati al rispetto del Codice di Autodisciplina della Comunicazione Commerciale e delle decisioni del Giurì e de Comitato di Controllo.