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il retroscena
03 Dicembre 2024 - 08:30
Il centro sociale Askatasuna di corso Regina Margherita 47
Sul web quel nome non c’è più. Affogato da qualche anno in sigle di movimenti dei collettivi studenteschi, universitari o fantomatici “sportelli” che aiuterebbero i morosi a resistere agli sfratti quando non pagano più l’affitto. Ma di fatto Askatasuna c’è eccome, anche se alle manifestazioni si nasconde non mostrando bandiere o vessilli. E, quando è ora di essere violenti, i militanti del centro sociale non si nascondono affatto. Dalla Tav ai cortei che da pacifici sfociano in scontri e mandano all’ospedale i poliziotti, fino agli assalti all’Unione industriali, Askatasuna in quei casi è in prima fila.
Tanto che Procura e Tribunale sono pieni di inchieste e processi penali: nel mirino dei magistrati c’è la presunta regia di Aska nelle proteste più violente, da quelle del 1° maggio 2022 a quelle dell’ultimo anno. In un processo, in corso in questi giorni, viene addirittura contestata l’associazione a delinquere ai 28 imputati, tutti attivisti e simpatizzanti del centro sociale.
A inizio anno il sindaco Stefano Lo Russo ha deciso di fare un patto con Aska per far diventare “bene comune” la sua storica sede, l’edificio di corso Regina 47. E si pensava che i suoi militanti avrebbero abbassato i toni violenti. Non è stato così, come dimostrano le manifestazioni che si sono svolte negli ultimi mesi a Torino: scontri, occupazioni di binari, foto di politici bruciati, agenti feriti. Tra l’altro, al corteo di venerdì scorso, è spuntato Giorgio Rossetto. Il leader di Aska è sottoposto a sorveglianza speciale, ma non ha fatto mancare (in stampelle) la sua presenza.
Ma c’è un altro aspetto da considerare: pure l’immobile, che ospita il centro sociale dal 1996, vuoto non lo è per niente. Dentro ci dormono sette persone. Erano in otto, ma una (giusto per capire di che tipo di gente si sta parlando) è agli arresti domiciliari. Eppure anche sulle condizioni dell’edificio è aperta un’inchiesta: il procuratore aggiunto Vincenzo Pacileo indaga sul rispetto delle norme in materia di sicurezza da parte degli attivisti che gestiscono i locali (ed eventualmente da parte della proprietà, cioè il Comune). Al momento il fascicolo è aperto contro ignoti ma l’inchiesta continua: il magistrato attende il risultato di una consulenza affidata all’ingegner Enrico Sterpi, ricercatore dell’Università di Genova. L’obiettivo è capire se esistano dei pericoli di ordine statico: secondo le prime indiscrezioni, il consulente li ha esclusi, tuttavia ha appena chiesto una proroga per il deposito degli atti.
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