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dopo gli scontri

Lo Russo: «Sgomberare Askatasuna? Se la polizia vuole farlo, non deve chiedermi il permesso»

Il sindaco sui problemi del centro sociale: «Io devo tutelare il patrimonio». Presto un sopralluogo in corso Regina

Stefano Lo Russo ha riferito in consiglio comunale su Askatasuna

Stefano Lo Russo ha riferito in consiglio comunale su Askatasuna

Il Comune tira dritto su Askatasuna ma il sindaco Lo Russo, tirato per la “giacchetta” in consiglio comunale, si smarca dalle richieste (della politica, ma anche dei sindacati di polizia) di sgombero del centro sociale di corso Regina. «Askatasuna? Non spetta al sindaco sgomberare un immobile. Per quello ci sono polizia e autorità giudiziaria. Vogliono sgomberarlo? Non devono chiedermi il permesso, possono farlo quando vogliono», ha precisato Lo Russo, in un’aula, quella di oggi, dove il tema centrale è stato principalmente uno: i problemi generati dai militanti del centro sociale di corso Regina Margherita 47.

Protagonisti da anni di scontri e atti di violenza in ogni manifestazione (e non solo) ma con i quali Palazzo Civico a inizio febbraio ha avviato un percorso di co-progettazione per rendere lo stabile che dal 1996 li ospita, un “bene comune”. Peccato che dietro agli scontri di venerdì durante lo sciopero generale indetto dai sindacati ci fossero proprio i membri di “Aska”, tra le uova e i fumogeni lanciati ai carabinieri in piazza Castello, gli scontri con la polizia a Porta Nuova e l’occupazione di ben due binari a Porta Susa. Il menù della Sala rossa prevedeva, appunto, comunicazioni in merito da parte della giunta comunale, dopo quanto successo in una giornata terminata con sei poliziotti feriti per via dei tafferugli generati dai violenti al corteo.

Duri i commenti delle minoranze in consiglio. «Gli scontri avvenuti nella nostra città sono diventati un caso di rilevanza nazionale. Questo non è un onore per la nostra comunità, ma un campanello d’allarme che non possiamo ignorare. Non possiamo permettere che Torino sia identificata come luogo di continue violenze e disordini», ha detto Federica Scanderebech (Forza Italia).

«Quelli non si chiamano manifestanti, hanno un nome e si chiamano Askatasuna. Adesso i cittadini chiedono a lei, caro sindaco, di chiudere quel posto», il commento di Enzo Liardo (Fratelli d’Italia). Per Ferrante De Benedictis (Fratelli d’Italia) «A Torino stanno tornando gli anni di piombo, anche col simbolo della P38 ai cortei. Non possiamo più andare avanti con chi fa della violenza il proprio modus operandi. Il sindaco fermi la co-progettazione con Askatasuna». «Ogni manifestazione è ormai una scusa per devastare e distruggere. Sindaco, ora prenda una posizione», ha intimato Fabrizio Ricca (Lega).

Una serie di attacchi, quelli delle minoranze, a cui Lo Russo ha replicato così: «Non devo darlo io l’ok allo sgombero di Aska, il mio ruolo è tutelare il patrimonio pubblico, dato che quell’immobile è del Comune». Tradotto, se le autorità vorranno fare un blitz, non sarà il primo cittadino a sbarrare loro la porta. E il percorso di co-progettazione? «Se ci saranno violazioni del patto - ha precisato Lo Russo - saremo i primi a fermarci». Infine, una promessa: «Presto faremo un sopralluogo in corso Regina». Sopralluogo che doveva già essere fatto a marzo, ma che poi era saltato.

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