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L'inchiesta

Due pazienti violentate alle Molinette. Ora la Procura indaga sui sanitari

Lo stupratore è finito a processo ma è considerato incapace di intendere e di volere

Due pazienti violentate alle Molinette. Ora la Procura indaga sui sanitari

Quelle due ragazze erano finite nel reparto di Psichiatria Universitaria nella speranza di star meglio grazie alle cure di medici e infermieri delle Molinette. Invece hanno vissuto un altro incubo per colpa di un altro paziente, un 40enne di origini afgane: l’uomo è accusato di due violenze sessuali, una riuscita e una tentata. E per questo è finito a processo, anche potrebbe essere prosciolto perché “incapace di intendere e di volere”. Ma ora l’inchiesta si è allargata all’ospedale: la Procura indaga per capire se i sanitari potessero evitare quello che è successo la notte tra il 23 e il 24 marzo di quest’anno.

Due aggressioni

Sui fatti e sull’inchiesta c’è massimo riserbo da parte della Procura, soprattutto a tutela delle due vittime (una si è costituita parte civile, assistita dall’avvocato Elena Negri). I primi dettagli sono emersi solo ieri, in occasione dell’udienza preliminare a carico del 40enne. Che ieri era in tribunale accanto al suo avvocato, Roberto Capra, mentre veniva ricostruito quanto successo 9 mesi fa.

L’uomo, di professione fotografo, non ha precedenti e non aveva mai dato segni di squilibrio. Prima di quella sera, in cui è stato trasportato alle Molinette dalla fidanzata. Dopo il passaggio in pronto soccorso, con una diagnosi di “crisi di panico”, è stato trasferito nel corridoio del reparto di Psichiatria Universitaria. E lì si è consumata la violenza: approfittando di un momento in cui nessuno si stava prendendo cura di lui, è entrato nella stanza di una giovane paziente anoressica. E l’ha stuprata, strappandole addirittura il catetere. L’ha anche bloccata nel momento in cui lei ha cercato di premere il pulsante che permette di chiamare gli infermieri. Che, infatti, non hanno sentito nulla. Neanche le sue urla: sono intervenuti solo più tardi, quando lei ha riagganciato il campanello, lo ha fatto suonare e gli infermieri sono accorsi. E hanno trovato il 40enne nella stanza di un’altra paziente, già con i pantaloni abbassati.

La nuova inchiesta

Dopo quell’episodio, a quanto risulta, l’afgano è rimasto ricoverato per un mese alle Molinette (in un reparto diverso). Poi il pubblico ministero Davide Pretti, che ha aperto un’indagine e poi ha chiesto e ottenuto la misura cautelare. L’uomo è finito in carcere ma poco dopo è stato trasferito in una residenza per l’esecuzione delle misure di sicurezza (Rems): questo perché gli psichiatri Franco Freilone e Maurizio Desana lo hanno dichiarato socialmente pericoloso ma incapace di intendere e di volere nel momento degli stupri. Una perizia fondamentale alla luce del processo, che l’imputato e il suo legale hanno scelto di affrontare con il rito abbreviato: il giudice ha respinto le contestazioni dell’avvocato Negri sulla perizia e ha rinviato l’udienza al 15 gennaio, quando potrebbe prosciogliere il 40enne.
Intanto il pm Pretti ha aperto un secondo filone d’inchiesta per verificare eventuali responsabilità dei sanitari, cui potrebbe essere contestato l’omesso controllo e il ritardo nei soccorsi.

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