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L'inchiesta

Droga e milioni, ora nei guai ci sono anche le donne dei Narcos

Nella maxi operazione antidroga sono coinvolte la moglie e una delle figlie di Nicola Assisi

Droga e milioni, ora nei guai ci sono anche le donne dei Narcos

L'arresto di Nicola Assisi nel 2019

Mancano due tasselli per concludere l’operazione Samba, che ha portato 23 fermi fra Italia e Brasile per traffico di droga e riciclaggio di denaro: sono altre due persone, che non sono ancora state rintracciate ma potrebbero esserlo a breve. E non sono persone a caso: sono Rosalia Falletta e una delle sue figlie, cioè moglie e figlia di Nicola Assisi. Che, secondo le accuse, sarebbero subentrate alla guida dell’organizzazione dopo che il “padre famiglia” e il figlio Patrick sono stati arrestati l’8 luglio 2019. E per questo sono finite anche nell’ultima inchiesta coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia (sotto la guida dei pm Francesco Pelosi e Livia Locci) e concretizzata lunedì insieme alla Polizia Federale Brasiliana, con 18 fermi nel Paese sudamericano e altri 5 fra Torino, Canavese, Asti, Pavia e Reggio Calabria. Si tratta di Nicola De Carne (genero di Nicola Assisi), Michele Agresta, Giovanni Pipicella, Enrico Sapone e Christian Sambati: nelle prossime ore si terranno le udienze di convalida davanti ai giudici per le indagini preliminari competenti per territorio, chiamati a decidere se convalidare i fermi e confermare le custodie cautelari. Poi passeranno tutti gli atti a Torino.

Le indagini dei carabinieri e della Procura, anche grazie alle rivelazioni del pentito Vincenzo Pasquino, hanno portato alla luce un’organizzazione che inviava cocaina dal porto di Paranaguá e la faceva arrivare a Torino tramite porti italiani ed europei, da Valencia a quelli del Nord. Ma usavano anche aerei privati. Con i soldi ricavati dalla droga, il sodalizio ha poi creato una rete che gestiva un complesso sistema di riciclaggio di denaro, spostando somme milionarie attraverso vari conti bancari, acquisizioni di beni ed emissione di fatture false. Ma l’organizzazione si interessava anche di logistica e finanza: i membri erano dei veri e propri “banchieri della droga”. O broker, com’era definito Pasquino: criminali con grandi quantità di denaro a disposizione per tenere in piedi il complesso sistema criminale. Gli inquirenti, al momento, stanno esaminando i movimenti di 6 milioni e mezzo di dollari.

L’ipotesi è che, all’interno dell’organizzazione, ci fossero anche le donne di “casa Assisi”. D’altronde Rosalia Falletta, 59 anni, non è nuova ad accuse di questo tipo: negli atti di una operazione del 2015, in cui era finita in carcere, si leggeva che “gestiva e manteneva i contatti tra i famigliari e gli altri associati, verificava la corretta distribuzione degli utili, curava l’occultamento del contante ricevuto quale corrispettivo dello stupefacente, gestiva la contabilità e amministrava il patrimonio familiare di origine illecita finanziando le spese per trasferimenti aerei, contatti e comunicazioni tra gli associati”. Già all’epoca di quell’inchiesta, la cocaina partiva dal Brasile e arrivava nei porti di Valencia e Gioia Tauro. Una rotta emersa in molte altre inchieste, che hanno permesso di ricostruire i passaggi verso Rotterdam, Anversa, Valencia e Cadice delle “narco-barche” cariche di container poi smistati per i Paesi e le città di destinazione.

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