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Il processo

Uccise suo padre con 34 coltellate: «La complicità del fratello? Solo un colpo di teatro»

Dopo 4 anni e 4 processi, i pm hanno chiesto una perizia sui coltelli usati per colpire Giuseppe Pompa

Uccise suo padre con 34 coltellate: «La complicità del fratello? Follia»

Da una parte, l’accusa chiede una perizia sui coltelli usati per uccidere Giuseppe Pompa e accusa anche l’altro figlio, Loris, dell’omicidio. Dall’altra, gli avvocati difensori di Alex, a processo da anni per aver ucciso il padre con 34 coltellate, non ci stanno: «I procuratori offrono tesi “acrobatiche” e campate per aria, sono solo colpi di teatro». E in mezzo ci sono i giudici popolari e togati, chiamati a definire una volta per tutte cosa sia successo il 30 aprile 2020: Alex ha ucciso per legittima difesa oppure no?

Probabilmente la decisione arriverà il 13 gennaio, quando la Corte d’assise d’Appello potrebbe emettere la quarta sentenza su questo delitto, avvenuto in via De Amicis a Collegno ma diventato un caso nazionale. Il protagonista principale è Alex Pompa, 22enne che nel frattempo ha preso il cognome della madre, Cotoia (così come il fratello). Che, secondo le tesi difensive, 4 anni fa uccise il padre per difendere la madre, vittima delle continue violenze del marito: «Psicologiche ma anche fisiche e sessuali, con una serie di prove documentali che dimostrano come Pompa avesse reso quella casa un inferno per la moglie e i figli» hanno ricordato ieri in aula gli avvocati Enrico Grosso e Claudio Strata, che difendono l’imputato. Questo quadro portò Cotoia a un’assoluzione in primo grado, ribaltata a dicembre 2023 dalla Corte d’assise d’Appello con la condanna a 6 anni, 2 mesi e 20 giorni per omicidio volontario. Ad agosto, però, la Cassazione ha annullato la sentenza e il processo è ritornato in appello.
In udienza i procuratori Giancarlo Avenati Bassi e Alessandro Aghemo hanno ribadito la loro tesi, cioè la colpevolezza del 22enne. Hanno anche chiesto di indagare il fratello Loris perché, secondo loro, è complice del delitto: «Teneva fermo il padre mentre Alex colpiva». E hanno chiesto di svolgere una perizia sui coltelli, visto che all’epoca dei fatti vennero sequestrati ma mai analizzati.

Secondo gli avvocati difensori, che chiedono di riconoscere ad Alex l’esimente della legittima difesa, non è necessario: «È andato a prendere quei coltelli per anticipare il padre, come dice anche quando ha chiamato il numero unico d’emergenza - ribattono Grosso e Strata, che in aula hanno fatto ascoltare la telefonata dell’imputato al 112 e alcune delle centinaia di registrazioni dei litigi in casa Pompa - Alex ha agito per fermare un energumeno ubriaco che era pronto a scagliarsi contro tutta la famiglia per sterminarla».

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