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Riportiamo Cecilia a casa

L’oscurantismo del regime iraniano: il caso di Cecilia Sala e la repressione sistematica della libertà

TorinoCronaca risponde all’appello del direttore de Il Foglio. Il giornalismo non è un crimine

Cecilia Sala

Cecilia Sala

Il regime iraniano guidato dal clero islamico sciita rappresenta una delle dittature più oppressive del pianeta. Una realtà fosca, dove la libertà è soffocata e la popolazione vive in uno stato di costante oppressione. Questo regime, che domina l’Iran con pugno di ferro, non solo calpesta i diritti fondamentali del suo popolo, ma cerca anche di esportare la sua influenza destabilizzante nella regione attraverso alleanze nefaste e attività sovversive. Tra le vittime principali di questo sistema tirannico vi sono le donne iraniane, costrette a vivere in una condizione di subordinazione e senza alcuna libertà. L’obbligo di indossare il velo islamico, imposto con violenza e crudeltà, è solo una delle tante forme di oppressione. Chi osa sfidare questa imposizione rischia l'arresto, la detenzione nel famigerato carcere di Evin e, spesso, torture e abusi di ogni genere. Le testimonianze che emergono da quel luogo descrivono violenze sessuali, intimidazioni e maltrattamenti sistematici, volti a spezzare qualsiasi forma di dissenso. La repressione contro le donne è emersa in tutta la sua ferocia durante le proteste del movimento “Donna, Vita, Libertà”, scatenato dall’uccisione di Mahsa Amini nel 2022. Queste manifestazioni hanno evidenziato il coraggio di una società civile che, nonostante i rischi, ha osato alzare la voce contro un regime che considera ogni forma di opposizione una minaccia da annientare.

Sul fronte internazionale, l'Iran persegue una politica di espansione attraverso i suoi proxy e gruppi armati. Hamas e Hezbollah, da anni sostenuti finanziariamente e militarmente dal regime, sono stati recentemente ridimensionati dalle operazioni israeliane. Tuttavia, la loro funzione come strumenti di destabilizzazione regionale resta intatta. Anche in Yemen, attraverso il supporto agli Houthi, e in Iraq, con le milizie sciite, l'Iran continua a esercitare un’influenza perniciosa. La caduta del regime siriano, da sempre un alleato strategico dell'Iran, ha inferto un duro colpo alle sue aspirazioni egemoniche. Tuttavia, Teheran non rinuncia al suo obiettivo di diventare la potenza dominante del Medio Oriente, sfruttando ogni occasione per minare la stabilità e la sicurezza della regione. In un contesto di crescente isolamento internazionale, l’Iran ha rafforzato la sua alleanza con un’altra dittatura repressiva: la Russia. Uniti da un comune disprezzo per i valori democratici e da un’ostilità verso l’Occidente, i due regimi collaborano attivamente sul piano militare e politico. L’Iran fornisce alla Russia droni sofisticati utilizzati nella guerra in Ucraina, mentre Mosca garantisce supporto diplomatico a Teheran nei forum internazionali. Questa sinergia rappresenta una minaccia concreta alla sicurezza globale, poiché rafforza due regimi che non esitano a violare i diritti umani e a destabilizzare intere regioni pur di perseguire i propri interessi. L’arresto di Cecilia Sala, giornalista italiana de Il Foglio, è l’ultimo episodio di una lunga serie di abusi perpetrati dal regime iraniano contro la libertà di stampa. Cecilia, arrestata mentre svolgeva il suo lavoro con un visto regolare, è attualmente detenuta nel carcere di Evin. Questo penitenziario è tristemente noto per essere un luogo di detenzione per dissidenti politici e cittadini stranieri usati come merce di scambio. La sua colpa? Essere una giornalista che cerca di raccontare la realtà di un paese dove l'informazione è considerata una minaccia. Il regime iraniano utilizza l'arresto di giornalisti come Cecilia Sala per mandare un messaggio chiaro: chi osa raccontare la verità sarà punito. Dal 2022, almeno 79 giornalisti sono stati arrestati in Iran, molti dei quali condannati a pene severissime. 

RELIGIOSI SCIITI

Il governo italiano, insieme alle autorità internazionali, deve fare tutto il possibile per ottenere la liberazione immediata di Cecilia Sala. Non possiamo permettere che una professionista impegnata nella difesa della verità diventi una pedina in un gioco geopolitico cinico e spietato. Il caso di Cecilia Sala non riguarda solo lei o il giornale per cui lavora. Riguarda tutti noi. L'arresto arbitrario di giornalisti è un attacco diretto alla libertà di informazione, un valore fondamentale delle società democratiche occidentali. Come ha ricordato il portavoce del Dipartimento di Stato americano, l’Iran utilizza sistematicamente la repressione per soffocare ogni forma di dissenso. La comunità internazionale deve rispondere con fermezza. Non è accettabile che un regime repressivo come quello iraniano continui a calpestare i diritti umani senza conseguenze. È necessario che l’opinione pubblica resti mobilitata, che i governi occidentali agiscano con decisione e che venga lanciato un messaggio inequivocabile: il giornalismo non è un crimine. Chiediamo al governo italiano di intensificare gli sforzi per riportare Cecilia Sala a casa. La sua detenzione è una ferita aperta per tutti coloro che credono nella libertà di stampa e nei valori democratici. Facciamo in modo che la sua storia non venga dimenticata, che la sua voce continui a risuonare e che il regime iraniano capisca che non sarà mai in grado di spegnere il desiderio di libertà. Riportare Cecilia Sala a casa non è solo un atto di giustizia. È un segnale che l'Occidente non resterà in silenzio di fronte all'oscurantismo e alla barbarie. È un messaggio di speranza per tutti coloro che, in Iran e nel mondo, lottano ogni giorno contro l'oppressione.

TEHERAN

 

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