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IL MISTERO
05 Gennaio 2025 - 10:11
Donati dalla nonna, forse per finta, addirittura con lettere scritte dopo la morte. E trasferiti all'estero senza la necessaria autorizzazione. O "persi" chissà dove: ecco, che fine hanno fatto i capolavori della collezione d'arte di Gianni Agnelli? Una domanda che si sono poste almeno due Procure, quella di Torino e di Milano, che indagano sul destino dei quadri di Monet, Balla, De Chirico, Warhol. E su cui ora potrebbero approfondire anche i carabinieri del Nucleo di tutela del patrimonio culturale, come ha riferito alle telecamere di Report Luigi La Rocca, direttore generale del dipartimento di Archeologia, Belle Arti e Paesaggio del Ministero della Cultura.
Il programma televisivo di Rai 3 ha svolto un'inchiesta (che andrà in onda questa sera), con cui ha ricostruito l'elenco completo delle oltre 600 opere della collezione dell'Avvocato. Secondo l'ipotesi di Report potrebbero essere finiti all’estero senza autorizzazione tre capolavori: “Mistero e malinconia di una strada” di Giorgio De Chirico, la “The Stairway of Farewells” del futurista Giacomo Balla e il prezioso “Glaçons, effet blanc” di Claude Monet, oltre a due acquerelli di Klee. Invece ha lasciato il territorio nazionale - con una regolare autorizzazione - uno dei più importanti capolavori della seconda metà del ‘900, il Pope III di Francis Bacon, valore tra i 20 e i 30 milioni di euro.
“Glaçons, effet blanc” di Claude Monet
D'altronde il tema dei quadri è uno di quelli su cui "batte" Margherita Agnelli, figlia dell'Avvocato e madre di John, Lapo e Ginevra Elkann (indagati per frode fiscale e truffa ai danni dello Stato insieme al commercialista Gianluca Ferrero e al notaio Urs Von Grueningen). Ad aprile la figlia dell'Avvocato ha presentato un ulteriore esposto alla Procura di Torino per segnalare il possibile furto, ricettazione e appropriazione indebita di opere d'arte su cui stavano già indagando i pm di Milano. Secondo Margherita, quei tesori spettavano a lei dopo la morte della madre Marella Caracciolo.
Margherita Agnelli
Invece non li ha trovati appesi alle pareti della villa di Roma, della casa di Villar Perosa e della dimora torinese di Villa Frescot. Per questo ha denunciato la scomparsa di 39 capolavori, compresi "The Stairway of Farewells" di Giacomo Balla, "Glaçons" di Claude Monet e due opere di Pablo Picasso. Che fine hanno fatto? Dalle passate indagini della Swiss East Affairs Gmbh, incaricata di ricercare le opere d'arte della famiglia Agnelli, si è scoperto che 16 di quei dipinti erano custoditi o transitati nel box 253 del Punto Franco di Chiasso.
Intanto una parte dei capolavori sono stati trovati in un deposito del Lingotto ma forse si tratta di copie. Altri sono risultati come regali che Marella Caracciolo avrebbe fatto ai nipoti e al fratello Nicola quando era in vita. Secondo la Procura, questo e gli altri regali erano «finti e selezionati a tavolino in modo illegittimo, dopo la morte della nonna» per non farli figurare fra i beni dell’eredità, non pagare le tasse di successione e tenerli lontani dalla madre Margherita Agnelli, che ritiene di essere la legittima proprietaria di quel patrimonio (a partire dai quadri del padre). Lo scrive anche il giudice Antonio Borretta nel decreto che autorizzava il sequestro di 74,5 milioni degli Elkann: «Su questi beni risultano numerosi elementi di carattere indiziario i quali, sebbene necessitino di approfondimenti istruttori, depongono allo stato sull'imputazione a titolo di "regali" nonostante non fossero mai stati regalati ai nipoti ma solamente da questi "scelti" dopo la morte di Marella Caracciolo, con conseguente sottrazione dell'asse ereditario». Il contrario di quanto sostengono i legali degli Elkann, che in una nota hanno sostenuto che i quadri «erano certamente beni di proprietà di Marella Caracciolo, che ne ha disposto in vita come ha voluto». Stesso discorso per i gioielli, per un totale di 170 milioni di euro di "regali".
Negli atti dell'inchiesta sono citati documenti ed e-mail attribuiscono a Lapo Elkann il “Glaçons, effet blanc” di Monet (17.5 milioni) e altre meraviglie per 28 milioni. Poi c’è Ginevra, che avrebbe ricevuto i regali più corposi: un paio di orecchini con diamanti, valutati 78 milioni di euro dalla casa d’aste Sotheby’s, e quadri di Warhol, Balthus e Bacon per un totale di 111 milioni (spicca la celebre Marylin Monroe del fondatore della Pop art). E infine John Elkann, che avrebbe ottenuto in dono opere d’arte e gioielli per oltre 21 milioni, tra cui il “Batman” di Andy Warhol (10 milioni) e un set da tabacco in oro e gioielli creato nel 1765 per il re di Prussia, Federico II (3.3 milioni).
"Marylin Monroe" di Andy Warhol
L'inchiesta di Report avrebbe fatto emergere, però, un retroscena: a quanto pare, la Guardia di Finanza ha trovato almeno tre versioni di una lettera con cui Marella Caracciolo donava a John Elkann "Cardinal Numbers", opera da 5,5 milioni di euro di Robert Indiana. Erano nel computer della segretaria Paola Montaldo e, secondo gli investigatori, sono state predisposte per dare credibilità alla donazione. Peccato che i file siano tutti datati 2024 mentre la vedova Agnelli è morta il 23 febbraio 2019.
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