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L'inchiesta

«Caro ingegnere...»: così Elkann si è preso soldi, quadri e lingotti dell'eredità Agnelli

Nascosti al Fisco gioielli e opere d’arte per 170 milioni. Per il giudice, John è il «regista e attore protagonista»

«Caro ingegnere...»: così Elkann si è preso soldi, quadri e lingotti dell'eredità Agnelli

Di solito le nonne regalano buste con dentro 50 o 100 euro. Marella Caracciolo, invece, ha donato opere d’arte e gioielli per 170 milioni di euro ai suoi nipoti, i fratelli Elkann. Almeno così sostengono loro: per la Procura e per il giudice Antonio Borretta, invece, quelli erano regali falsi. Secondo l’accusa, John, Lapo e Ginevra si sono spartiti un enorme patrimonio per non farlo figurare nell’eredità della nonna. E quindi non denunciarlo al Fisco e alla madre Margherita Agnelli, che da anni porta avanti una guerra in famiglia per ottenere i beni che le sarebbero stati nascosti vent’anni fa.

Le cifre, i titoli delle opere d’arte e le caratteristiche dei gioielli sono elencati nel dettaglio fra le 99 pagine del decreto di sequestro da 74.8 milioni che la Guardia di Finanza ha eseguito la scorsa settimana a carico di John, Lapo e Ginevra Elkann, accusati di frode fiscale e truffa ai danni dello Stato insieme al commercialista Gianluca Ferrero e al notaio Urs Von Grueningen.
L’inchiesta, coordinata dal procuratore aggiunto Marco Gianoglio e dai pubblici ministeri Mario Bendoni e Giulia Marchetti, gira attorno all’eredità di Marella Caracciolo: l’accusa è che la vedova dell’Avvocato Agnelli non vivesse davvero in Svizzera e quindi abbia evaso 42,8 milioni al Fisco. E non sarebbe stato un caso, bensì il frutto di una «strategia capillare». Un esempio, su tutti: cuochi e maggiordomi italiani erano assunti in Fca e Stellantis mentre, in Svizzera, c’era altro personale che occupava la residenza di Gstaad anche quando Donna Marella non c’era. Un modo per evitare che «la casa sembri sempre vuota» come scritto da un avvocato in una e-mail inviata a John Elkann: «In Svizzera le chiamiamo “cold beds” (letti freddi, ndr)».

Questi documenti, emersi durante i sequestri operati nei mesi scorsi, confermerebbero l’ipotesi della truffa allo Stato. Collegata a una evasione fiscale su una massa ereditaria enorme: gli atti parlano di 617 milioni di euro nascosti proprio nel periodo in cui Margherita Agnelli ha iniziato ad avanzare le sue pretese sull’eredità. Secondo quanto ricostruito dagli investigatori, sono finiti in un fondo in Lussemburgo per essere gestiti dalla Svizzera e confluire in due trust alle Bahamas, Providenza Settlement e Settlement Due. Tutto in accordo con John Elkann ritenuto «regista e attore protagonista» della truffa.

Ma i tre nipoti dell’Avvocato non avrebbero nascosto solo (tantissimi) soldi al Fisco. Ci sarebbero anche gioielli e dipinti per un valore complessivo di 170 milioni, che gli Elkann avrebbero “trasformato” in regali della nonna in occasione di nascite e compleanni.
In realtà se li sarebbero divisi dopo la morte di Marella Caracciolo, come dimostra la corrispondenza con i collaboratori: li hanno scelti per non farli figurare fra i beni dell’eredità, non pagare le tasse di successione e tenerli lontani dalla madre Margherita Agnelli, che ritiene di essere la legittima proprietaria di quel patrimonio (a partire dai quadri del padre).
Documenti ed e-mail attribuiscono a Lapo Elkann il “Glaçons, effet blanc” di Monet (17.5 milioni) e altre meraviglie per 28 milioni. Poi c’è Ginevra, che avrebbe ricevuto i regali più corposi: un paio di orecchini con diamanti, valutati 78 milioni di euro dalla casa d’aste Sotheby’s, e quadri di Warhol, Balthus e Bacon per un totale di 111 milioni (spicca la celebre Marylin Monroe del fondatore della Pop art). E infine John Elkann, che avrebbe ottenuto in dono opere d’arte e gioielli per oltre 21 milioni, tra cui il “Batman” di Andy Warhol (10 milioni) e un set da tabacco in oro e gioielli creato nel 1765 per il re di Prussia, Federico II (3.3 milioni).

Ma sarebbero tutti regali falsi, secondo gli inquirenti: lo dimostrerebbero anche la corrispondenza fra John e la segretaria Paola Montaldo, che comincia ogni e-mail con «Caro ingegnere» e poi elenca nel dettaglio le scelte di gioielli e dipinti da parte dei tre fratelli. In una scrive ad Elkann «i lingotti sono da tenere?»: si riferisce ai famosi lingotti d’oro scomparsi di cui i portavoce della famiglia Agnelli hanno negato l’esistenza soltanto poche settimane fa? Per ora la domanda resta sospesa nell’aria, visto che i legali degli indagati si limitano a inviare una nota in cui parlano di «stillicidio di documenti che dovrebbero essere discussi nelle aule giudiziarie e che vengono invece diffusi in modi che non consentono alcun giusto contraddittorio».
Poi gli avvocati Paolo Siniscalchi, Federico Cecconi e Carlo Re ribadiscono: «Rinnoviamo la ferma convinzione di poter dimostrare l’estraneità alle accuse dei nostri assistiti. Il sequestro disposto è ingiustificato: i fratelli Elkann hanno sempre assolto i loro oneri fiscali e i loro beni sono alla luce del sole».

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