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L'inchiesta
22 Settembre 2024 - 07:40
John Elkann e Gianluca Ferrero, entrambi indagati
«Nel caso di decesso della Signora X dovremo dimostrare che il suo ultimo domicilio era in Svizzera».
Ecco uno dei documenti che inguaiano i fratelli Elkann, Gianluca Ferrero e Urs Von Grueningen, i cinque accusati di frode fiscale e truffa ai danni dello Stato per l’eredità di Marella Caracciolo. Secondo gli inquirenti, c’era una «strategia» ben definita dietro la residenza svizzera della vedova dell’Avvocato. E ora, a poche settimane dalla probabile conclusione delle indagini, si sono convinti di quello che hanno trovato in conti offshore e faldoni nascosti negli uffici. Tanto da procedere (e convincere un giudice ad autorizzare) un sequestro da ben 74.8 milioni di euro.
Come ricordato dal procuratore Giovanni Bombardieri nella nota con cui venerdì ha annunciato il sequestro, ci sono degli atti significativi a sostegno della tesi dell’accusa. Come il «vademecum della frode», com’era stato chiamato già in occasione del sequestro di marzo. Si tratta di un documento redatto da Gianluca Ferrero e inserito già nell’esposto presentato da Margherita Agnelli, madre di John, Lapo e Ginevra Elkann (e figlia di Donna Marella). Lì si consiglia di «non sovraccaricare» la posizione italiana di Caracciolo, facendo assumere i dipendenti personale della signora dal nipote John Elkann. Com’è successo, visto che cuochi, domestici e autisti della nonna sono risultati dipendenti di Fca Security e Stellantis Europa.
Ma non è l’unico documento che, secondo gli inquirenti, conferma la loro tesi sulla frode. A dimostrazione dell’esistenza di un accordo fra gli indagati, c’è il contenuto di una cartellina gialla intestata “D.M. successione”. L’ha trovata, a febbraio, la Guardia di Finanza nella cantina della sede dello Studio Ferrero Dottori commercialisti. E dentro c’era un documento, senza firma né data, che non poteva saltare agli occhi degli investigatori che se lo sono trovato davanti.
D’altronde la frase iniziale è proprio quella che “sognavano”, dando per scontato che la «signora X» e «D.M.» stiano per Donna Marella «In caso di decesso dovremo dimostrare che il suo ultimo domicilio era la Svizzera. Ciò sarà rilevante essenzialmente per la determinazione del Paese in cui il testamento sarà pubblicato e l’eredità sarà amministrata. Ma anche il Paese del quale i tribunali saranno competenti ad accogliere azioni concernenti la validità del “patto successorio”». Cioè l’accordo del 2004 per cui Margherita Agnelli rinunciava all’eredità in cambio di un miliardo e 300 milioni di euro. Su cui, a distanza di anni, la stessa figlia dell’Avvocato sta facendo battaglia sia in ambito penale che civile. Una guerra che Ferrero e gli Elkann, a quanto pare, si aspettavano: per questo avrebbero orchestrato affinché la residenza di Marella Caracciolo risultasse a tutti i costi in Svizzera. A Gstaad, per la precisione, visto che «per ragioni di salute non può più vivere a Saint Moritz». Perché, conclude il documento, «nostra priorità consiste nel creare una valida prova che il domicilio sia rimasto in Svizzera (...), organizzando soggiorni a Gstaad tanto lunghi quanto risulti fattibile».
Basta tutto questo a “incastrare” Elkann e Ferrero, sia sul piano penale che civile? Si vedrà. Ma la Procura ha anche altri frecce nel suo arco. Come i gioielli e i quadri ritenuti una «spartizione post mortem dell’eredità», come scrive Bombardieri.
In realtà è possibile che i magistrati torinesi stralcino la questione dei capolavori d’arte, su cui indagano già i colleghi di Milano, e si concentrino sul “seguire i soldi”. Lo hanno già fatto, scavando in conti correnti intestati e rapporti bancari che la vedova dell’Avvocato aveva in Svizzera, Liechtenstein, New York, Londra, Isole Vergini Britanniche, Singapore, Hong Kong, Lussemburgo. E ora pure le Bahamas, visto che le Fiamme gialle hanno trovato lì un tesoretto da «116,7 milioni di redditi di capitale derivanti da attività finanziarie detenute da trust».
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