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L'inchiesta

Gioielli, quadri e soldi alle Bahamas: quali tesori dell’eredità Agnelli sono a rischio

Il sequestro da 74,8 milioni agli Elkann apre scenari imprevedibili sul patrimonio della Dynasty

Gioielli, quadri e soldi alle Bahamas:  quali tesori dell’eredità Agnelli sono in ballo

Partenza dalla Svizzera, tappe in Lussemburgo e alle Bahamas, arrivo sulla collina di Torino: ha fatto il giro del mondo l’inchiesta che ha portato al sequestro di 74,8 milioni ai fratelli Elkann e agli altri due indagati, il notaio Urs Von Grueningen e il commercialista Gianluca Ferrero (che è anche presidente della Juventus).

Scavando tra documenti e conti nascosti nei paradisi fiscali, la Procura e la Guardia di Finanza hanno portato in superficie la presunta frode sull’eredità di Marella Caracciolo, vedova dell’Avvocato Gianni Agnelli: alla fine il “bottino” della ricerca supera i 900 milioni tra immobili e fondi in Lussemburgo, a gioielli e le famose opere d’arte trovate (anche) al Lingotto. E pure «redditi di capitale derivanti da attività finanziarie detenute da trust con sede alle isole Bahamas», come si legge nella nota del procuratore Giovanni Bombardieri.

Nel dettaglio, Finanza e Procura stimano 42,8 milioni di Irpef evasa, conseguenza di 29 milioni sottratti al Fisco per la rendita vitalizia percepita dalla Caracciolo (tra il 2015 e il 2019) e di 116,7 milioni di redditi di capitale derivanti da attività finanziarie detenute da trust con sede alle Bahamas. Si aggiungono 32 milioni di imposte non pagate su successioni e donazioni su una massa ereditaria ricostruita di oltre 800 milioni di euro: una cifra monstre calcolata sulla base delle disponibilità indicate nell’inventario dell’eredità redatto dall’esecutore testamentario svizzero, Von Grueningen, ma anche delle quote di un fondo di investimento e del patrimonio di una società immobiliare lussemburghesi e delle spartizioni post mortem tra gli eredi di opere d’arte e gioielli di grande valore.

Replicano con una nota scritta gli avvocati degli Elkann, Paolo Siniscalchi, Federico Cecconi e Carlo Re: «Il sequestro eseguito in questi giorni è un passaggio procedurale che non comporta alcun accertamento di responsabilità dei nostri assistiti, come peraltro precisato nello stesso comunicato della Procura. A nostro avviso, inoltre, il sequestro non soddisfa i requisiti previsti dalla legge per la sua emissione perché, tra l’altro, non c’è mai stato alcun rischio di dispersione dei beni degli indagati». Parole che fanno pensare a un immediato ricorso: «Nel merito, si ribadisce che Marella Caracciolo era residente in Svizzera sin dagli inizi degli anni settanta, ben prima che nascessero i fratelli Elkann. La volontà di risiedere in Svizzera non è mai venuta meno nel corso di tutta la sua vita. Pertanto, le circostanze di fatto come ricostruite dalla Procura non sono condivisibili e restiamo convinti di poter dimostrare l’estraneità dei nostri assistiti ai fatti addebitati».

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