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EMERGENZA PESTE SUINA

Peste suina, aumenta l’allarme: caccia aperta in un' area più vasta

La Regione Piemonte adotta misure straordinarie contro la peste suina, coinvolgendo cacciatori formati. Cirio: «Non è una caccia ordinaria, ma un contenimento mirato»

Peste suina, aumenta l’allarme: caccia aperta in un' area più vasta

Cinghiali. (Fonte: Pexels)

La Regione Piemonte ha adottato una risposta chiara e decisa per contrastare l’allarme peste suina: affidarsi ai cacciatori per contenere la diffusione del virus, con una deroga speciale al periodo di caccia al cinghiale nelle aree a rischio. Una misura straordinaria, ma necessaria, per affrontare un problema che minaccia non solo la fauna selvatica ma anche la filiera agroalimentare.

Alberto Cirio, presidente della Regione, ha sottolineato l’importanza di agire con rapidità: «Per contenere una malattia, il primo passo è ridurre il numero di capi infetti». La strategia prevede zone di protezione e abbattimenti mirati, approvati dal commissario straordinario Giovanni Filippini, perché il virus, diffuso tra i cinghiali, rappresenta una seria minaccia per gli allevamenti suini

La Regione ha suddiviso il territorio in tre aree principali per contrastare la diffusione del virus:

Zona infetta (A1): comprende comuni della provincia di Alessandria, dove sono stati rilevati casi confermati.

Zona di sorveglianza attiva (A2): include i comuni situati entro un raggio di 10 km dalla zona infetta, nei territori delle province di Alessandria e Asti.

Zona indenne prossimale (A3): si estende tra la zona di sorveglianza e un ulteriore raggio di 20 km, interessando comuni delle province di Alessandria, Asti e Cuneo.

Per fronteggiare l’emergenza, la Regione ha varato interventi mirati. Il depopolamento dei cinghiali nelle zone infette (A1) e nelle aree di cuscinetto (A2) punta a ridurre al minimo il rischio di trasmissione del virus. A ciò si aggiunge l’installazione di recinzioni protettive nelle zone più colpite, progettate per fungere da barriere fisiche contro il contagio. Sono già in corso valutazioni tecniche per ottimizzare ulteriormente l’efficacia di queste infrastrutture. L’obiettivo sarà quello di contenere la diffusione del virus e salvaguardare i territori ancora indenni.

Cirio ha precisato inoltre: «Nella Zona 1 si potrà esercitare il depopolamento dei cinghiali attraverso la caccia di contenimento, che non è una caccia ordinaria, ma un metodo di controllo mirato». L’obiettivo è ridurre il numero di cinghiali al minimo indispensabile, mantenendo un presidio totale sul territorio.

La peste suina non è solo un problema sanitario, ma anche una minaccia per un settore economico cruciale. «La suinicoltura piemontese rappresenta un indotto di 4 miliardi di euro e dà lavoro a 40mila persone», ha dichiarato Paolo Bongiovanni, assessore regionale all’agricoltura. Con oltre 1,2 milioni di suini concentrati soprattutto nelle province di Cuneo, Chieri e Novara, il Piemonte è il primo distretto suinicolo della regione e il secondo d’Italia.

L’istituzione del Gruppo Regionale di Intervento Urgente (GRIU) ha permesso al Piemonte di affrontare l’emergenza con un sistema mirato. Grazie alla collaborazione tra amministrazione regionale, istituto zooprofilattico e commissario straordinario, il modello operativo adottato ha già dato risultati concreti, soprattutto in provincia di Cuneo.

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