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L'operazione

«Suo figlio ha investito una bimba»: chi è la "coppia diabolica" dietro le truffe del finto maresciallo

I carabinieri hanno sgominato una banda di truffatori guidata da marito e moglie

«Suo figlio ha investito una bimba»: chi è la "coppia diabolica" dietro le truffe del finto maresciallo

«Suo figlio ha investito una donna in Valsusa, adesso è in caserma a Torino. Deve pagare per non farlo andare in carcere».

Ecco come agivano Alberto Macor e Marica Mastroianni, la “coppia diabolica” che ha truffato anziani in tutta Italia con la tecnica del finto maresciallo: erano loro a spacciarsi per carabinieri e avvocati al telefono, per poi mandare i “trasfertisti” a ritirare i soldi che le vittime consegnavano per salvare i parenti finiti nei guai. Ieri mattina marito e moglie sono finiti in manette insieme a 27 complici, arrestati fra Torino, Napoli e Caserta dai carabinieri del Comando Provinciale di Genova: i militari hanno smantellato una vera e propria organizzazione criminale nata in Campania, portando 21 persone in carcere e 5 agli arresti domiciliari (più 3 obblighi di presentazione di firma). Sono accusati di associazione per delinquere finalizzata alle truffe agli anziani.

L’indagine è stata ribattezzata denominata “2 Ottobre”, giorno della “Festa dei Nonni”. I militari del Nucleo Investigativo di Genova, coordinate dalla Procura della Repubblica genovese hanno messo insieme 55 episodi e hanno capito che tutti riconducevano a Macor e Mastroianni: i due avevano messo insieme delle “batterie” operative diverse, che tra aprile 2022 e marzo 2024 hanno colpito in tutto il territorio nazionale, con guadagni per circa 700mila euro (di cui 90mila recuperati dagli investigatori, fra soldi e gioielli).

Lo schema era sempre lo stesso, utilizzato anche qualche giorno fa da un 38enne napoletano con una coppia di Villar Perosa (arrestato anche lui ma non collegato alla banda di Mastroianni e Macor): sedicenti marescialli dei carabinieri o avvocati telefonavano a casa degli anziani, contattandone anche mille al giorno, e raccontavano che il loro figlio o nipote aveva provocato un incidente stradale in cui è rimasto gravemente ferito qualcun altro, spesso bambini. Usavano nomi e cognomi corretti e facevano pressione: «Per evitare che finisca in carcere, deve pagare subito 6.500 euro: viene a ritirarli subito un collega». A quel punto, entravano in scena i complici, “trasfertisti” partiti dalla Campania verso Piemonte, Lombardia e Liguria. Che poco dopo si presentavano a casa per raccogliere soldi e gioielli, mentre i capi restavano al telefono per intrattenere le vittime.

Macor e Mastroianni organizzavano le truffe, predisponendo le diverse fasi (logistica, di supporto ed esecutiva): i due, che i complici chiamavano “la boss” e “o’ Mast” (il capo), avevano installato dei veri propri call center in appartamenti e bed & breakfast, reclutando “telefonisti” e “trasfertisti”, scegliendo zone e persone da colpire, definendo il soggiorno dei complici. I carabinieri, infatti, hanno verificato che, per gli spostamenti, i truffatori usavano treni, taxi e auto prese a noleggio da agenzie compiacenti con sede in provincia di Napoli.

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