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La sentenza
12 Febbraio 2025 - 06:20
L'hanno definita "mano morta". O "mano a flipper", richiamando la posizione con l'indice allungato e le altre dita reclinate (come in appoggio sui tasti laterali di un flipper, appunto). Ma queste particolari perizie mediche non sono bastate per "salvare" il pittore accusato di violenza sessuale ai danni di un'agente immobiliare, che si era giustificato dicendo di avere una menomazione: i giudici hanno creduto al racconto della donna e alle contestazioni mosse dal pubblico ministero Chiara Canepa, che aveva chiesto una condanna a un anno e quattro mesi. Ed è proprio quella la pena inflitta in primo grado all'imputato e confermata ieri dalla Corte d'Appello, che ora lascia all'imputato solo l'ultima speranza della Cassazione per evitare che la sentenza diventi definitiva.
I fatti risalgono al 4 giugno 2020: secondo quanto ricostruito, il pittore 62enne ha palpato il fondoschiena di una 60enne, una distinta signora che si era presentata a casa dell'uomo in qualità di agente immobiliare. Doveva valutare l'appartamento per un’eventuale vendita, invece si era trovata addosso le mani del "cliente" mentre si trovava nella camera da letto per valutarla. E alla fine era scappata da quella casa in preda al panico e urlando “maiale!”. Poi ha sporto denuncia e ha raccontato la sua versione dei fatti anche al processo, assistita dall'avvocato Antonio Maria Borello.
Dal canto suo, l'imputato ha sempre negato: «E' tutto un equivoco - hanno spiegato l'uomo e la suo legale, Annunziata Morabito - . E hanno puntato sulle perizie mediche che hanno confermato come il 62enne abbia davvero la "mano morta": da quando era adolescente, per colpa di un trauma, ha una grave disfunzione al braccio sinistro che gli impedisce di muoverlo del tutto. Ma, soprattutto, la lesione costringe la mano, ormai atrofizzata, a una posizione ad “artiglio”. O a "flipper". Per questo sono servite perizie e anche un approfondimento sul vocabolario Treccani per definire con precisione il concetto di "palpeggiamento" e di molestia "repentina e prolungata". Alla fine i giudici hanno giudicato colpevole (in primo e in secondo grado) il pittore, condannandolo anche a pagare 10mila euro fra spese legali, processuali e danni da pagare all'agente immobiliare violentata: «L'asserita incapacità fisica dell'imputato a compiere il gesto sessuale contestato è un falso problema - avevano scritto che i magistrati nelle motivazioni della sentenza di primo grado, facendo riferimento al problema fisico, confermato dai tecnici incaricati da giudice e pm - La donna ha descritto un comportamento sessualmente esplicito, che non può essere confuso ed equivocato con un gesto involontario ed estemporaneo. Non appare dirimente che sia stato realizzato con entrambi i palmi, cosa esclusa dal punto di vista medico, o con il palmo destro e il dorso sinistro, o con le dita della mano sinistra. Il Tribunale ritiene che la condotta di violenza sessuale sussista».
Commenta l'avvocato Borello: «Ancora una volta si cerca di far passare un atto di aggressione come un fraintendimento o un equivoco mettendo in dubbio che la donna abbia frainteso o che l’uomo si sia fatto fraintendere. E’ un trauma che si aggiunge al vissuto. Il consenso o c’è o non c’è».
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