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Il caso

Morto sotto la gru, ci sono due indagati per la tragedia di corso Unità d'Italia

Il collega di Fatmir Isufi e il responsabile tecnico della Palingeo sono accusati di omicidio colposo

Morto sotto la gru, ci sono due indagati per la tragedia di corso Unità d'Italia

Perché quella gru è caduta in corso Unità d’Italia e ha ucciso l’operaio 51enne Fatmir Isufi? E, soprattutto, qualcuno ha colpa per l’ennesimo infortunio sul lavoro a Torino? L’inchiesta della Procura proverà a rispondere a queste domande con un incarico al professor Giorgio Chiandussi, docente di ingegneria meccanica al Politecnico (noto per aver svolto, tra le altre, una perizia per la tragedia del Mottarone). Ed è anche per questo che, come atto dovuto, il pubblico ministero Laura Longo ha iscritto due persone nel registro degli indagati: sono il responsabile tecnico della Palingeo di Carpenedolo (Brescia) e il collega di Isufi che manovrava la gru. «L’informazione di garanzia non rappresenta un atto di accusa, bensì consente la difesa delle persone coinvolte» segnalano gli avvocati Nicolò Ferraris e Davide Epicoco, che difendono il responsabile tecnico.

La tragedia risale alle 20.30 del 18 novembre 2024, quando Isufi, il figlio Andi e il gruista stavano per chiudere il cantiere alla sede Smat di corso Unità d’Italia (a pochi passi dalla rotonda Maroncelli). I lavori erano affidati da Smat alla ditta specializzata Palingeo, «una delle migliori a livello nazionale ed internazionale nel preconsolidamento dei terreni» (come l’ha definita in un comunicato la stessa Smat, la società che gestisce i servizi idrici di Torino e provincia).

L’obiettivo era costruire la struttura per la posa di pompe di rilancio per il serbatoio di Valsalice e per Moncalieri, all’interno dell’area dell’impianto di potabilizzazione del Po. Su cosa sia successo quella sera, i carabinieri della Stazione Lingotto e lo Spresal dell’Asl, coordinati dalla pm Longo, indagano per omicidio colposo: ora scatterà la perizia del professor Chiandussi, che dovrà accertare il decesso sia stato causato da una fatalità, da un guasto o dall’errore umano di qualcuno, che sia il gruista o la stessa vittima, che aveva 51 anni e viveva ad Arcore (Monza Brianza).


Subito dopo l’accaduto, Palingeo ha comunicato di aver «istituito una commissione interna ma possiamo sin d’ora confermare il pieno rispetto delle norme in materia di salute e sicurezza sul lavoro». Una posizione ribadita ora dagli avvocati difensori del responsabile tecnico della società: «Il nostro assistito e la società confidano che le indagini preliminari confermeranno la correttezza dell’intero impianto di sicurezza di cantiere di Palingeo. Intanto rinnovano il cordoglio alla famiglia del signor Isufi».

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