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La protesta

Magistrati in sciopero a Torino contro il Governo: «La riforma è un attacco gravissimo»

Volantinaggio, assemblea gremita e lettura della Costituzione al Palazzo di giustizia

Magistrati in sciopero a Torino contro il Governo: «La riforma è un attacco gravissimo»

Adesione da record a Torino per lo sciopero dei magistrati contro la separazione delle carriere e la riforma della giustizia. Lo dicono i numeri (45 pm con le braccia incrociate su 52) e lo conferma la maxi aula 2 del Palazzo di giustizia, stipata di magistrati, studenti universitari, avvocati, semplici cittadini. Di cui molti con la toga e una coccarda tricolore al bavero.

In piedi al fondo il procuratore capo di Torino Giovanni Bombardieri e quello di Ivrea, Gabriella Viglione (che ha aderito allo sciopero insieme a tutti i pochi colleghi, 10 su 10). In prima fila il procuratore generale Lucia Musti, che si schiera: «Dico con chiarezza che non ho aderito allo sciopero ma sono convinta che una legge dello Stato ci stia facendo un attacco gravissimo, un’aberrazione perché arriva da un Governo legittimamente eletto e non dalla mafia o dal terrorismo. All’epoca loro uccidevano i magistrati, ora a morire rischiano di essere i cittadini e i loro diritti: se passerà questa riforma, che fine faranno? Dovremo ribaltare tutto con un referendum».

A organizzare lo sciopero è l’Anm (Associazione nazionale magistrati), con i pm a distribuire volantini all’ingresso del tribunale. Alle 10 è cominciata un’assemblea-convegno, conclusa in questi minuti con una ulteriore protesta all’ingresso del Palazzo di giustizia e la lettura degli articoli della Costituzione: «Questo disegno di riforma costituzionale non deve essere preso a sé stante ma in un quadro preoccupante di attacco alla magistratura e a colleghi per decisioni giudicate sgradite alla maggioranza - ha esordito Mario Bendoni, pubblico ministero nel capoluogo e presidente dell’Associazione nazionale magistrati (Anm) distrettuale - Questa riforma ci preoccupa prima come cittadini che come magistrati».

«Qui c’è in gioco il riequilibrio dei poteri dello Stato, come ha scritto con candore il ministro Carlo Nordio sul sito del Ministero della Giustizia» aggiunge il giudice Andrea Natale. 

Conclude Edoardo Barelli Innocenti, presidente della Corte d’Appello di Torino:«Sono qui come magistrato giudicante appartenente all’Anm - chiarisce - Sciopero convintamente perché i poteri vanno maneggiati con cura: i cittadini vogliono che siano pubblici ministeri preparati a farlo o no? Il processo penale è una pena di per sè, bisogna saperlo e sentirselo dentro. Non si esegue solo un potere. Poi la legge è legge e non la sabotiamo ma abbiamo il diritto-dovere di parlare, basandoci sulla Costituzione. In Europa è nel mondo c’è un vento per cui ha il diritto di governare si sente unto dal Signore. Ma negli Stati di diritto non è completamente vero: la sovranità appartiene al popolo nei limiti della Costituzione, che prevede degli organi di garanzia per i cittadini: se un pm viene “separato” e finisce sotto il controllo del potere esecutivo, è meno libero lui ma lo diventano anche i giudici e i cittadini. La Storia non ci insegna niente? Noi diciamo che siamo contro anche se saremo sconfitti, perché è giusto che resti agli atti della Storia».

 

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