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IL FATTO
24 Marzo 2025 - 05:20
Era la “base logistica” di Edera Squat, l’area più dura del movimento anarchico. Infatti, quando lo hanno sgomberato lo scorso 9 luglio, i poliziotti ci hanno trovato scudi in plexiglass, caschi, razzi, petardi e fumogeni. Ma ora tutto questo è il passato dell’ex Lavatoio municipale di corso Brin 21, nel quartiere di Borgo Vittoria: la Città di Torino è riuscita a vendere l’immobile alla Sacco srl, impresa edile che ha investito esattamente 241.299 euro per aggiudicarsi quei 1.157 metri quadri. Per farne cosa? «Intanto lo demoliremo per impedire che venga occupato di nuovo - risponde Massimo Sacco, titolare dell’azienda torinese - Poi vedremo, stiamo pensando di farne degli appartamenti per studenti».
Costruito nel 1928
L’area, a pochi passi da corso Mortara e dal Parco Dora, avrà un nuovo volto a un secolo esatto dalla sua prima trasformazione: acquisita dal Comune nel 1927, l’anno dopo è diventata un Lavatoio municipale su decisione dell’allora podestà della città. Poi, dopo decenni di abbandono, è diventato il “covo” degli anarchici: lì facevano base gli antagonisti che il 4 marzo 2023 avevano messo a ferro e fuoco la città durante una manifestazione a sostegno di Alfredo Cospito (con 75 persone accusate di devastazione e violenza a pubblico ufficiale). Gli stessi che un anno dopo, il 28 febbraio ‘24, hanno assaltato una volante davanti alla questura.
Poi, il 9 luglio, è scattato il blitz con cui la polizia ha liberato l’immobile. Trovando all’interno un vero e proprio arsenale, comprese ricetrasmittenti utilizzate dagli antagonisti per coordinarsi durante i disordini. E, sui muri, scritte come “Più Digos e Ros morti e pure un pm” e “Se Gaza brucia, Torino esplode”.
Quello sgombero aveva fatto esultare la politica locale e nazionale: l’assessore regionale Maurizio Marrone sperava «che la stessa repressione venga praticata anche con Askatasuna» mentre il ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, sottolineava come «una volta messo in sicurezza, l’immobile verrà restituito alla collettività».
Un nuovo futuro
Si può dire che la Città abbia ascoltato solo il ministro, visto che il Patto di collaborazione per Askatasuna è andato avanti. E intanto l’ex Lavatoio è stato finalmente venduto, dopo tante aste andate a vuoto. Se l’è aggiudicato l’impresa Sacco, che ora può decidere come trasformare quell’area: «Sicuramente non sarà più un lavatoio - sorride il titolare dell’impresa edile, che poi prende tempo - Abbiamo visto la gara e ci abbiamo provato ma non abbiamo ancora deciso nulla. Di certo faremo in modo che lo stabile non venga più occupato: diventerebbe un problema se diventasse di nuovo un luogo di ritrovo per questioni non lecite».
Cosa intendete fare? «Penso che a breve, appena concluso l’iter per l’aggiudicazione, faremo una pulizia e una demolizione parziale a breve per “proteggere” l’immobile. Il mio timore è che, se diventa una proprietà privata, non interviene più nessuno per liberarlo». E in futuro? «Ne parlerò con i miei figli: abbiamo pensato ad appartamenti per studenti ma potrebbe anche essere altro: basta che sia funzionale. Non sarebbe male neanche riuscire a offrire case a prezzi accessibili».
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