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INCHIESTA CHIUSA
25 Marzo 2025 - 21:20
Monsignor Marino Basso era accusato di aver rubato 60 opere d’arte, compresi degli arazzi di pregio che erano conservate alla Consolata di Torino. Ma i carabinieri del Nucleo Tutela patrimonio culturale ne hanno sequestrate solo una minima parte, senza trovare quegli arazzi. Ed è per questo motivo che ora il pubblico ministero Elisa Buffa ha chiesto l’archiviazione del sacerdote e degli altri quattro indagati, tra cui due restauratori.
È il 2021 quando un carabiniere del comando di Tutela del Patrimonio Culturale riconosce un quadro sospetto in un mercatino di Borgo d’Ale, in provincia di Vercelli. L’opera sembra molto simile a una di quelle di cui, in quello stesso periodo, viene rilevata la sparizione dal convento di Susa (che nel 2022 verrà chiuso per trasformarsi in un boutique hotel). I monaci se ne sarebbero accorti esaminando gli inventari poco prima della vendita agli attuali gestori dell’albergo, che è estraneo alla vicenda. Le immagini della tela vengono confrontate con le foto dell’originale e l’accertamento dà esito positivo: l’opera risulta la stessa. Da lì partono le indagini e i sospetti ricadono presto anche su don Basso e i restauratori (due fratelli), oltre che sul titolare della bancarella che ospitava il quadro. Anche perché il monsignore, rettore della Consolata dal 2006 al 2014, in passato ha anche operato a Susa.
Di conseguenza, all’alba del 30 gennaio 2024, i carabinieri perquisiscono Villa Sacro Cuore, la splendida dimora settecentesca accanto alla canonica del paese delle ciliegie, dove all’epoca viveva don Basso (che nel frattempo si è trasferito nella casa parrocchiale). I militari cercano le opere scomparse e, in parte, le trovano. Una decina di loro, riconducibili al convento di Susa, si trova all’interno della Villa e viene sequestrata. Non c’è traccia, però, di quelle della Consolata: ci sarebbero, in particolare, tre arazzi di origini fiamminghe, danneggiati dall’incendio del Duomo nel 1997 e poi trasportati alla Consolata per essere conservati al sicuro. Invece sono spariti.
Gli inquirenti hanno poi continuato a indagare, anche per capire se mancassero all’appello anche alcune opere della parrocchia di Pecetto. Ma non hanno trovato nulla di più sul conto degli indagati, convincendo la pm Buffa ad archiviare le indagini.
«Sono lieto e soddisfatto di quanto deciso dalla procura, ho confidato sin dall’inizio della vicenda nella piena estraneità di don Basso e nell’operato della magistratura - commenta ora l’avvocato Maurizio Caldararo, difensore di fiducia di monsignor Basso e della parrocchia di Pecetto - Quindi sono certo che in tempi brevi si addiverrà all’archiviazione definitiva della vicenda».
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