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Chi era il poliziotto eroe morto sull’aereo precipitato dopo il decollo da Mazzè

Aveva salvato decine di persone dalle fiamme del disastro di Borgo Panigale ed è morto tra le fiamme dell'aereo precipitato

L’allora premier Giuseppe Conte visita Riccardo Muci, ricoverato dopo il disastro di Borgo Panigale

L’allora premier Giuseppe Conte visita Riccardo Muci, ricoverato dopo il disastro di Borgo Panigale

Era sopravvissuto all’inferno di Borgo Panigale, dove il 6 agosto 2018 l’esplosione di un’autocisterna carica di Gpl provocò un morto, 145 feriti, il crollo di un ponte, il danneggiamento di molti edifici. Un disastro in cui si buttò senza timore, per salvare gli automobilisti intrappolati nelle fiamme e dal quale ne uscì ustionato. Ma il poliziotto-eroe Riccardo Muci, 31 anni, non ha avuto la stessa fortuna mercoledì, quando il piccolo aereo su cui stava viaggiando è precipitato a Genova. E’ deceduto sul colpo, di nuovo tra le fiamme del velivolo esploso al contatto del suolo in cui ha trovato la morte anche l’istruttore di volo Giuseppe Gabbi, 64 anni.

Muci e Gabbi erano decollati dall’aviosuperficie di Mazzè. I due, residenti a Roma, erano venuti fino in Piemonte proprio per acquistare il velivolo, un ultraleggero Promecc Freccia, dal proprietario torinese. Concluso l’affare, sono decollati per portare l’aereo vicino a casa. L’atterraggio era infatti previsto in provincia di Viterbo ma, una volta arrivati in Liguria, qualcosa è andato storto. Per un errore del pilota o per un guasto tecnico, il velivolo ha perso quota ed è precipitato, non lasciando scampo ai due uomini.

«Io sono Riccardo. Un poliziotto. Cerco solo di far bene il mio lavoro». Così, il 29 dicembre 2018, Muci si era schermito dopo essere diventato Cavaliere al Merito. Un riconoscimento datogli dal Presidente della Repubblica Sergio Mattarella «per il coraggio e l’altruismo con cui, senza esitazione, si è adoperato per prestare soccorso in occasione dell’incidente del 6 agosto sul raccordo autostradale di Casalecchio». Quel giorno Muci, ai tempi agente del commissariato Santa Viola, salvò decine e decine di vite. «Ero a bordo della volante - raccontò -, quando con il mio collega notammo una coltre di fumo e decidemmo di avvicinarci». In tangenziale c’era l’inferno. «C’era un odore inconfondibile nell’aria. Il primo pensiero è stato capire l’entità del danno e mettere in salvo quante più persone possibili», raccontò dall’ospedale Bufalini di Cesena dove venne ricoverato per le gravi ustioni riportate nel salvataggio e dove ricevette la visita, tra gli altri, dell’allora Presidente del Consiglio, Giuseppe Conte. Poi, la premiazione di Mattarella e il ritorno al suo lavoro, fino alla tragica fine.

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