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La denuncia

Botte e mazzate come in Shining per "colpa" di un gattino: «Le istituzioni ci hanno abbandonati»

A parlare è Leonardo Ranieri, già vittima di un'aggressione omofoba nel 2019: «Anche stavolta urlava "fr... di m..."»

Botte e mazzate come in Shining per colpa di un gattino: «Le istituzioni ci hanno abbandonati»

Leonardo Ranieri dice di essersi abituato agli insulti omofobi: «Però non accetto di essere ignorato e abbandonato dalle istituzioni». Che gli stanno cercando una nuova casa popolare come avevano fatto quando, nei primi giorni del 2019, era stato aggredito al grido di "brutto ricchione, ti ammazziamo". Un anno fa è successo di nuovo ma il 59enne torinese aspetta da allora di trasferirsi di nuovo da un quartiere dove lui e il compagno vivono nel terrore: un vicino ha distrutto la loro porta d'ingresso con una mazza, come nella celebre scena del film Shining. E stavolta se l'è presa con il compagno di Ranieri, mandandolo in ospedale e urlando frasi omofobe: «Froci di merda, vi do fuoco e vi ammazzo se non mi ridate quel gatto».

I fatti del 2019 avevano fatto il giro d'Italia e avevano costretto Ranieri a lasciare il palazzo dove viveva: grazie al sostegno delle istituzioni, era prima stato ospitato a "To-housing", l'housing sociale destinato agli omosessuali in difficoltà. Poi a lui e al compagno è stato assegnato un piccolo alloggio nello storico complesso Atc di via Arquata 23, accanto alla sede dell'Agenzia in corso Dante. E tutto è "filato liscio" fino al 15 maggio scorso: «Quel nostro vicino ci aveva regalato un gattino mentre lui era ricoverato - ripercorre il 59enne - Noi lo abbiamo fatto curare grazie a un'amica, poi il vicino è tornato e rivoleva a tutti i costi il gatto. E quel giorno ci ha distrutto la porta di ingresso a colpi di mazza, spaccando pure la testa al mio compagno».

Il vicino si è presentato più volte fuori dalla casa di Ranieri, fin a quando i carabinieri lo hanno arrestato: «E tutti i vicini se ne sono fregati. Anzi, ancora oggi veniamo offesi perché abbiamo fatto "arrestare l'amico"». Una settimana dopo, però, c'è stato un altro episodio: «Abbiamo incontrato di nuovo il vicino: aveva un coltello in mano e noi ci siamo dovuti difendere».

Alla luce delle relazioni dei carabinieri, il pubblico ministero Monica Supertino ha aperto un'inchiesta che vede indagati il vicino, Ranieri e il compagno per gli episodi del 15 e del 23 maggio: i due omosessuali sono accusati di aver preso a calci l'altro uomo. «Praticamente ci dovremo difendere in tribunale per esserci difesi da un'aggressione» riflette ora il 59enne. Che ora si sfoga con le istituzioni: «Quando siamo andati la prima volta dai servizi sociali, ci hanno risposto: "Siete due adulti, siete in grado di difendervi". Per fortuna, grazie ai medici del Centro di salute mentale che mi seguono, siamo poi riusciti ad andare due mesi in una clinica».

Al ritorno è poi arrivata la lettera di Atc, che comunicava il cambio casa. Una buona notizia, che avrebbe dovuto risolvere ogni problema: «Alcuni impiegati sono stati meravigliosi mentre altri non ci hanno neanche ascoltati, soprattutto quelli dei servizi sociali». Il problema è che sono passati mesi da quella promessa di trasferimento in un altro quartiere: «Noi viviamo in mezzo agli scatoloni da allora: abbiamo cercato di contattare il sindaco Stefano Lo Russo, così come l'assessore Jacopo Rosatelli. Volevamo solo un colloquio per chiedere di essere tutelati: chi abita nelle case popolari, non è un disgraziato ma una persona che non può permettersi un affitto. A noi è stato dato questo "loculo", abbiamo resistito ma ora ci rivolgiamo al nostro padrone di casa». Cioè gli enti pubblici che si occupano di edilizia popolare, Comune e Regione: «Vogliamo andarcene, come stabilito dalle regole. Ma non possono impiegarci un anno perché nel frattempo potremmo morire: io giro con lo spray al peperoncino e vicino alla porta abbiamo una mazza da baseball per difenderci. Le istituzioni non fanno niente e ci arrangiamo da soli».

Dall'Assessorato ai servizi sociali del Comune respingono le accuse. Anzi, rispondono che Ranieri è seguito da loro sin da quando ha avuto i primi problemi nel 2019 (oltre che dal Centro di salute mentale): «Da allora c'è una triangolazione con comunicazioni settimanali fra i nostri uffici, quelli dell'Asl e Atc. Adesso si sta cercando un nuovo appartamento che soddisfi tutte le esigenze del signore e del suo compagno attraverso continui e costanti confronti». Aggiungono da Atc: «Il 24 febbraio il signor Ranieri ha accettato la nuova sistemazione proposta da Atc. Ora, come a lui comunicato, non appena saranno terminati i lavori di adeguamento e messa in sicurezza del nuovo alloggio, sarà contattato per la firma del contratto».

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