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La condanna
08 Aprile 2025 - 16:23
Filippo Turetta
Filippo Turetta, il 23enne condannato all'ergastolo per l'omicidio di Giulia Cecchettin, ha mostrato "lucidità e razionalità" dopo aver ucciso la giovane, con la chiara intenzione di nascondere il corpo e ritardarne il ritrovamento. È quanto riportato dalla Corte d'Assise nelle motivazioni della sentenza, che definiscono "accurata" l'operazione di occultamento del cadavere. Nonostante la brutalità dell'omicidio, con Turetta che ha inferto 75 coltellate alla vittima, i magistrati hanno escluso l'aggravante della crudeltà, sostenendo che il numero di colpi non fosse finalizzato a infliggere sofferenze aggiuntive, ma fosse piuttosto una "conseguenza dell'inesperienza" del condannato.
La dinamica dell'omicidio, secondo i giudici, non permette di concludere che Turetta avesse l'intenzione di infliggere sofferenze gratuite alla vittima. Le coltellate, osservano i magistrati, sono state inflitte in modo rapido e "quasi alla cieca", senza una scelta deliberata da parte dell'imputato. Per i giudici, l'inesperienza di Turetta è stata la causa di colpi non letali immediatamente, tanto che ha continuato a colpire fino a quando si è reso conto che Giulia non era più viva. Turetta ha dichiarato di essersi fermato quando ha colpito l'occhio della vittima, un colpo che gli "ha fatto troppa impressione".
I giudici hanno anche escluso che la coltellata all'occhio fosse finalizzata a causare sofferenze aggiuntive o a "fare scempio" del corpo di Giulia. Secondo la Corte, le ferite sono il risultato di un'azione concitata e urgente, piuttosto che di un'intenzionale volontà di prolungare l'agonia della vittima. Anche se l'aggressione è durata circa 20 minuti, un periodo durante il quale Giulia avrebbe potuto percepire la sua morte imminente, i magistrati non hanno ritenuto che Turetta avesse agito con l'intento di infliggere un dolore gratuito.
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