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Sanità

Le spese per i non autosufficienti rimangono a carico del SSN

Bocciato l'emendamento Cantù che avrebbe trasferito parte dei costi direttamente alle famiglie

Le spese per i non autosufficienti rimangono a carico del SSN

Si sono concluse ieri le votazioni sulla legge che riguarda le prestazioni sanitarie in Commissione Bilancio al Senato che hanno portato a una parziale correzione del governo. La proposta avanzata dalla deputata leghista Cantù, che intendeva spostare i costi legati all’assistenza socio-sanitaria dei pazienti in RSA dalle spalle del sistema sanitario nazionale (SSN) a quelle delle famiglie e degli enti locali, è stata bocciata. A comunicarlo è stata la senatrice Elisa Pirro, capogruppo del Movimento 5 Stelle in Commissione Bilancio, che ha ribadito l'importanza del M5S nell’affrontare questa delicata questione riguardante le spese per i malati non autosufficienti.

Questi malati, che necessitano di assistenza particolarmente intensa, hanno diritto per legge a una copertura totale delle spese sanitarie, in quanto le prestazioni socio-assistenziali non sono separabili da quelle sanitarie. L’emendamento Cantù, che era stato approvato qualche settimana fa dalla decima Commissione Affari sociali, prevedeva una riduzione significativa delle coperture. In particolare, avrebbe fissato il rimborso del SSN al 50% per i malati meno gravi, e al 70% per quelli con alta complessità assistenziale (una categoria che al momento non esiste per gli anziani), escludendo così molti pazienti dalla copertura totale.

La senatrice Pirro ha annunciato che, dopo un parere negativo del Ministero dell'Economia, la proposta di separare le spese sanitarie da quelle socio-assistenziali è stata bocciata. Di conseguenza, la Commissione Salute dovrà rimuovere questa modifica dal decreto legge 1241, mantenendo solo le spese sanitarie a carico del fondo sanitario nazionale.

Il governo è stato invitato a valutare l’impatto finanziario della norma, poiché la separazione delle spese avrebbe aumentato i costi per enti locali e famiglie. Inoltre, l'emendamento Cantù non chiariva cosa fosse sanitario, creando confusione. La proposta prevedeva anche l’applicazione retroattiva, con il rischio di numerosi ricorsi e difficoltà nel controllo delle spese sociali e sanitarie.

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