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L'allarme
13 Aprile 2025 - 07:45
Non ci sono solo le 12enni che offrono il loro corpo a ragazzi più grandi per «farsi accettare e apprezzare nella compagnia, mostrandosi così precoce e disponibile», come scrivono i giudici per la ragazzina poi violentata alla stazione di Porta Nuova. Ci sono anche bambine più piccole, di 10 e 11 anni, che si scattano foto nude e poi le fanno circolare. E, dall'altro capo del telefono, ci sono coetanei ma anche adulti che ne approfittano: a raccontarlo è Emma Avezzù, capo della procura dei minori del Piemonte. Che parla di una media di «un paio di casi a settimana di questo tipo»: un numero che fa paura e che spinge a trovare delle contromisure.
Ad avviare la riflessione della procuratrice è il caso della 12enne violentata lo scorso luglio nei bagni di Porta Nuova. La successiva inchiesta ha fatto emergere come la ragazzina si sia concessa anche ad altri ragazzi, maggiorenni e minorenni, per farsi accettare dal gruppo di amici. Avezzù conosce direttamente la vicenda: «L'abbiamo seguita anche noi per capire se ci siano state delle mancanza da parte della famiglia - premette la magistrata - Poi è emerso come sia stata la madre a notare i contatti con gli uomini, denunciando e facendo seguire la figlia dal punto di vista psicologico. Quindi la famiglia è intervenuta ed è stata protettiva: per questo non siamo andati avanti dal punto di vista civile».
Resta la doppia inchiesta penale sullo stupro in stazione e sugli altri rapporti sessuali avuti dalla 12enne (con due maggiorenni e altrettanti minorenni sotto indagine). Ma il caso di questa ragazzina «procace e disponibile», come si legge negli atti, è solo uno di tanti: «In circolazione c'è molto materiale pedopornografico autoprodotto - denuncia Avezzù - Riceviamo tantissime segnalazioni di genitori che vanno dai carabinieri dopo aver trovato foto delle figlie di 10 o 11 anni, scattate davanti allo specchio della loro cameretta. Di solito gli scatti vengono inviati a loro amici ma anche a persone conosciute per caso. E spesso spuntano chat con presunti coetanei, che poi chiedono soldi o minacciano di far avere gli scatti a mamma e papà».
La stessa procuratrice parla di «fenomeno preoccupante» e lo analizza: «Questi ragazzini hanno il grandissimo bisogno di ottenere l’approvazione degli altri per il loro corpo e per sentirsi grandi. E noi ci domandiamo come sia possibile, visto che i genitori e gli insegnanti glielo dicono in tutti i modi. Spesso ricevono un esempio sbagliato da parte delle madri, che in casi estremi porta ad avere ragazzine incinta a 14 o 15 anni, soprattutto straniere». Come si può intervenire? «Ci vuole più attenzione, anche perché altrimenti si corre il grosso rischio che quelle bambine si ritrovino costrette a versare dei soldi o concedere prestazioni sessuali. Senza contare che qualcuno potrebbe arrivare a compiere gesti anti conservativi: serve una prevenzione che insegni l’importanza del proprio corpo e che spinga i giovanissimi a "metterlo in gioco" solo a fronte di una scelta consapevole e strutturata».
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