Un'altra bufera sul calcio, un altro scandalo scommesse dopo quello che appena un anno e mezzo fa è costato una lunga squalifica a Sandro Tonali e Nicolò Fagioli, due dei giovani più promettenti del nostro calcio povero di talenti. Un problema enorme per loro ma anche per i loro club di appartenenza e per la nostra Nazionale, che già ha dovuto fare a meno di Tonali negli ultimi Europei e ora rischia una nuova bufera proprio mentre si accinge ad affrontare le qualificazioni a quei Mondiali che ormai vediamo soltanto in Tv da tanto, troppo tempo.
La domanda quindi adesso è: cosa rischiano i giocatori indagati? Un interrogativo che si pongono loro ma anche i tanti tifosi dei loro club (tra cui Juventus e Torino) e delle loro nazionali, visto che i giocatori coinvolti non sono solo italiani.
Partiamo dall'aspetto più semplice: quello penale. Qui i rischi - al netto del danno d'immagine - sono davvero minimi, per non dire nulli. Il reato contestato, l'utilizzo di piattaforme illegali, è punito con l’arresto fino a 3 mesi o 500 euro di ammenda, ma si estingue per oblazione con il versamento di 250 euro.
Sul piano sportivo, però, il discorso è più complesso e nasconde più insidie. La discriminante è sostanzialmente una: i giocatori coinvolti nell'indagine hanno "solo" giocato a poker online o simili o hanno scommesso? E se l'hanno fatto, hanno scommesso su altri sport o su partite di calcio?
Inutile dire che quest'ultima evenienza è la più grave. L’articolo 24 del codice di giustizia sportiva vieta ai calciatori professionisti di scommettere su partite di calcio. E poco conta che siano partite del proprio campionato o di altri o di squadre nazionali. In questo caso, la sanzione infatti è una squalifica fino a tre anni e una ammenda non inferiore ai 25mila euro. La vera discriminante è quindi l’oggetto delle scommesse: vietate sul calcio, ammesse su altri sport.
Il precedente è proprio quello che ha dato origine all'inchiesta milanese: le scommesse fatte da Nicolò Fagioli (all'epoca giocatore della Juventus) e Sandro Tonali (all'epoca al Milan). Entrambi avevano scommesso sul calcio e questo era costato loro pesanti squalifiche. Fagioli aveva beneficiato del patteggiamento con ammissione di responsabilità prima del deferimento, ottenendo "solo" 12 mesi di squalifica, dei quali 7 scontati e 5 convertiti in pene accessorie, ossia incontri con dei ragazzi delle scuole calcio per spiegare loro cos'è la ludopatia e quali rischi comporta.
Tonali aveva invece ammesso di aver scommesso anche sulla sua squadra, il Milan, e anche per questo aveva ricevuto una sanzione più pesante: 10 mesi di squalifica e 8 di prescrizioni alternative. Squalifica che gli costò la convocazione agli ultimi Europei.
Per Fagioli e Tonali quindi il processo sportivo è chiuso: per quelle scommesse sono già stati giudicati e squalificati e quindi non dovrebbero correre rischi, a patto che non emergano fatti nuovi. Per tutti gli altri, è ipotizzabile che la procura sportiva chieda gli atti a quella di Milano per appurare se e su cosa hanno scommesso.
I rischi sono solo individuali. Non rischiano sanzioni i loro club di appartenenza (che in caso di squalifica dovranno però fare a meno di giocatori pagati a peso d'oro). Diverso il discorso per la Nazionale: ovviamente nessun rischio di sanzioni ma per una selezione che già da anni è alle prese con una cronica povertà di talenti, dover eventualmente fare a meno di alcuni di loro proprio nell'imminenza dei Mondiali è una vera e propria Spada di Damocle.
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