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Ambiente

Maiali morti, infestazioni di topi, impatto ambientale devastante: i lati oscuri degli allevamenti intensivi del Portogallo

La nuova inchiesta di Food for Profit che porta alla luce le condizioni disastrose della suinicoltura è in uscita nei cinema portoghesi il 12 aprile

Maiali morti, infestazioni di topi, impatto ambientale devastante: i lati oscuri degli allevamenti intensivi del Portogallo

Un’inchiesta scioccante firmata Food for Profit getta nuova luce sulle condizioni disumane degli allevamenti intensivi di maiali nel distretto di Leiria, in Portogallo. Il documentario, in uscita nei cinema portoghesi dal 12 aprile, mostra immagini che parlano da sole: animali feriti, ambienti infestati da insetti e roditori, gestione dei rifiuti fuori controllo e un impatto ambientale devastante.

Il team investigativo ha documentato tre allevamenti immersi in aree forestali, rappresentativi di un settore in forte espansione – nel distretto sono attive oltre 600 strutture, di cui circa 400 intensivi. A sostenere questa crescita ci sarebbero anche connessioni politiche influenti, come quelle di Antonio Tavares e Idalino Leão, figure centrali della lobby della carne suina e attivi in Copa-Cogeca, organizzazione che tutela gli interessi degli allevatori in Europa. Non a caso, la suinicoltura è oggi la seconda industria più finanziata dalla PAC in Portogallo.

Le condizioni rilevate sono allarmanti: feci accumulate sui pavimenti, vasche d’acqua stagnante, ragnatele ovunque e animali costretti a vivere tra i cadaveri dei loro simili. In un caso, è stata persino trovata la carcassa di un gatto tra i maiali. Alcuni suinetti morti sono stati lasciati tra quelli ancora vivi, alimentando episodi di autolesionismo e cannibalismo.

La gestione delle carcasse è altrettanto inquietante. In un allevamento, i corpi dei maiali venivano gettati in una fossa di cemento, senza protezione, mentre in un altro venivano lasciati in cassoni all’aperto, esposti agli animali selvatici. Situazioni che pongono seri rischi di biosicurezza e potenziale diffusione di malattie.

Non va meglio dal punto di vista ambientale. I tre siti investigati non dispongono di impianti adeguati per il trattamento dei liquami, con vasconi a cielo aperto e senza barriere protettive. Il fiume Lis, un tempo balneabile, è oggi gravemente compromesso dagli scarichi degli allevamenti. E sebbene una commissione sia stata istituita e si parli di un nuovo impianto da 21 milioni di euro per il trattamento delle acque, le criticità restano.

I cittadini della zona hanno lanciato una petizione per fermare questo disastro ambientale, ma l’allarme resta inascoltato. “È assurdo che il governo portoghese continui a finanziare l’espansione degli allevamenti intensivi con fondi pubblici, nonostante l’evidenza dei danni alla collettività,” ha dichiarato Giulia Innocenzi, coregista di Food for Profit.

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L’inchiesta segue di pochi giorni un’altra indagine condotta nei Paesi Bassi, che ha evidenziato problemi simili, come sofferenza animale, violazioni ambientali e uso distorto dei fondi europei. Un sistema che, sotto il velo della produttività, continua a prosperare a spese del benessere animale, della salute pubblica e dell’ambiente.

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