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L'intervista a ToronoCronaca

Fondazione Crt, dopo l'approvazione del bilancio, parla la Presidente Anna Maria Poggi

Trasparenza e autonomia per un nuovo corso e per un rilancio strategico basato su valori, indipendenza e autonomia

Fondazione Crt, dopo l'approvazione del bilancio, parla la  Presidente Anna Maria Poggi

Anna Maria Poggi

Anna Maria Poggi lo dice con estrema franchezza: «Per questo ruolo non mi sono candidata». È stata convocata per riportare la barra dritta in Fondazione Crt dopo un periodo tumultuoso. Ma lei del passato parla poco volentieri e da giurista (ancor di più costituzionalista) ha inteso il ruolo di Presidente come tutore della legalità, ma senza trascurare l’impulso da esercitare all’interno dell’Ente per raggiungere gli scopi per i quali è stato creato.

Professoressa Poggi, partiamo proprio da qui. Ci spieghi cosa sono le fondazioni bancarie.
«Sono nate nel 1990 con la legge Amato-Ciampi che ha scorporato dalle banche le funzioni di erogazione in determinati ambiti. I settori di intervento delle fondazioni sono stabiliti dallo Stato. Per ciò che riguarda la Crt, la Fondazione interviene negli ambiti culturale e artistico, nell’istruzione e nella ricerca, nel welfare e in tutte quelle attività che riguardano lo sviluppo del territorio».

Se non ho capito male le Fondazioni erogano quattrini a sostegno di attività, iniziative o altro che riguardano le mission che ha appena citato. Ma queste risorse economiche da dove le prendete?
«Ogni fondazione ha una banca conferitaria, la nostra è Unicredit. Poi ci sono gli investimenti finanziari che operiamo in ottemperanza al principio della precauzione. Cioè diversifichiamo gli investimenti in modo strategico per non mettere a rischio il patrimonio della Fondazione».

Attualmente quali sono le vostre partecipazioni?
«Siamo presenti in Unicredit con il 2,29%, in Generali con l’1,92%, in Mundis con il 5,16, in CdP con l’1,50%, nella Banca di Asti con il 6%, in Equiter con il 22,14% e in Ream con il 24,17%».

Lunedì avete approvato un bilancio “super”, raddoppiando l’avanzo e destinando al territorio piemontese un cifra milionaria considerevole.
«Sì, un buon bilancio e ci sono numeri importanti. C’è un avanzo di esercizio di 244,5 milioni di euro, più che raddoppiato rispetto al 2023 (+102,9%). Il patrimonio netto raggiunge i 2,69 miliardi di euro (+7,5% rispetto al 2023), mentre la posizione finanziaria netta si attesta a 708,4 milioni di euro. Il fondo di stabilizzazione delle erogazioni è stato rafforzato, raggiungendo 187,3 milioni di euro (+11%). È motivo di orgoglio approvare un bilancio che ci consente di avviare un piano di interventi strategici ancora più ampio, in un momento cruciale per il futuro delle nostre comunità. La Fondazione ha costruito una struttura solida e processi che oggi rappresentano uno standard di riferimento».

Attraverso quali canali opera la Fondazione?
«Sostanzialmente sono tre. Ci sono i bandi che ciascuno può consultare sul nostro sito Internet e parteciparvi, molti sono destinati ai piccoli Comuni della regione; poi ci sono i progetti che creiamo noi come Fondazione; ci sono 60 dipendenti che lavorano per questi e poi interveniamo attraverso quelli che vengono chiamati enti strumentali, che sono dei satelliti della Fondazione come Real Estate Asset Management Sgr , Società Consortile per Azioni Ogr-Crt, Fondazione per l’Arte Moderna e Contemporanea Crt, la Fondazione Sviluppo e Crescita -Crt e la Fondazione Ulaop-Crt Onlus».

Con l’approvazione del bilancio, il Consiglio di Indirizzo della Fondazione ha nominato ex novo i componenti del consiglio di amministrazione. Quali sono stati i criteri e le dinamiche e quali sono i ruoli dei due consigli?
«Per essere chiara faccio un esempio: il Consiglio di Indirizzo che è composto da 22 membri, può essere paragonato ad un “Parlamento” e il Consiglio di Amministrazione al “Governo”. Il primo stabilisce i criteri generali a cui attenersi, la cornice all’interno della quale dipingere il quadro. Il secondo gestisce e governa la Fondazione. Per ciò che riguarda i criteri seguiti per procedere alle nomine dei 6 componenti del Cda, abbiamo seguito tre linee guida: la rappresentanza istituzionale, la competenza dei candidati e la parità di genere».

Dunque, per sfatare un luogo comune che vede con ottica errata le fondazioni bancarie come i bancomat della politica, voi avete seguito un’altra strada: la politica l’avete lasciata fuori, messa da parte.
«Con la politica noi ci confrontiamo continuamente, ma l’indipendenza dell’Ente è centrale e indiscussa nelle sue scelte. Basti pensare che 11 componenti su 22 del Consiglio di Indirizzo, vengono designati dagli enti territoriali. Ma la Fondazione, nel suo operare, agisce in piena e totale autonomia».

Qualcuno, dopo la sua nomina, ha ricordato le sue radici e l’ambito culturale di provenienza, quello cattolico e, nello specifico, Comunione e Liberazione e il Movimento Popolare. È un’appartenenza che può condizionarla nel ruolo che ricopre?
«Io non mi sono mai nascosta dietro a un dito, non ho mai nascosto la mia fede, le mie radici. Fin ai tempi dell’Università ho partecipato alle attività dei Cattolici popolari. Non ci sono condizionamenti e tutto ciò esercita un’influenza nella misura in cui mi offre dei valori che riguardano gli aspetti centrali della mia vita e mi danno l’opportunità di interpretare il mio ruolo e le istituzioni. Penso ad esempio al principio di sussidiarietà, che è intrinseco alla funzione di una Fondazione come la Crt che guarda, ad esempio, allo sviluppo del territorio e al welfare».

Uno sguardo al futuro
«Da ieri si è ricominciato a lavorare con intensità sul documento pluriennale (3/4 anni) dove indicheremo dove e come investire le nostre risorse».

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