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Il caso

Sanità, parla il manager assolto dopo 7 anni: «Pazienti piemontesi danneggiati da un'inchiesta sbagliata»

L'imprenditore Antonio Marino era a processo insieme a Flavio Boraso, per anni dirigente delle Asl

Sanità, parla il manager assolto dopo 7 anni: «Pazienti piemontesi danneggiati da un'inchiesta sbagliata»

Foto di repertorio

«Questa inchiesta ha fatto arenare un progetto innovativo, conveniente per gli enti pubblici e importante per i pazienti che si devono sottoporre a risonanze magnetiche e Tac».

Comincia così il "contrattacco" di Antonio Marino, imprenditore della sanità piemontese, appena assolto dall'accusa di turbativa d'asta e corruzione insieme a Flavio Boraso, per anni dirigente delle Asl piemontesi. Ora Marino, dopo 7 anni di indagini, perquisizioni e aule di tribunale, sceglie di parlare per spiegare le conseguenze del processo che lo ha visto coinvolto.

Il punto di partenza è il partenariato pubblico privato, che dal 2016 può essere anche applicato ai servizi sanitari: «Abbiamo chiesto alle Asl piemontesi con interlocuzioni trasparenti di cosa avessero bisogno - ripercorre Marino, attivo in ambito sanitario dal 1987 e all'epoca amministratore di Higea spa (oggi Althea) - All'ospedale Maggiore della Carità di Novara, per esempio, abbiamo proposto la sostituzione di tutto il parco macchine ed il supporto gestionale del servizio di Risonanza magnetica, con l'obiettivo di ampliare orari e giornate di apertura. E senza aumentare la spesa storica che l’ente spendeva per la sola manutenzione. L'idea è stata approvata, c'è stata una gara e noi ci siamo aggiudicati la concessione per un investimento privato da 11 milioni di euro. Risultato, oltre all’adeguamento dei locali del servizio universitario di Radiodiagnostica, si è migliorata la qualità e la quantità delle prestazioni, evitando la fuga di pazienti verso la vicina Lombardia».

Il progetto ricevette critiche politiche dai 5 Stelle e spinse all'apertura di un'indagine della guardia di finanza di Novara, poi archiviata. Quindi è stata la volta dell'Asl To3, che comprende il poliambulatorio di Venaria e gli ospedali di Rivoli e Pinerolo: lì c'era in ballo un investimento privato da 15 milioni per la costruzione dell’intero reparto di Emodinamica, la gestione dei servizi di risonanza magnetica e Tac ma soprattutto l'installazione di una lunga serie di attrezzature radiologiche (oltre al rinnovamento del reparto di Radiologia di Pinerolo). 

È su questo contratto che si è concentrata la Procura, aprendo un'inchiesta e mandando a processo l'imprenditore e il direttore generale Boraso (dopo un esposto del Movimento 5 Stelle). «Così altre Asl hanno rinunciato ai partenariati, compresa l'Asl di Alessandria che ha revocato una delibera di pubblico interesse che comprendeva un investimento del privato da 8 milioni - ricorda il 64enne Marino, allora presidente del settore Sanità dell'Unione industriale di Torino - Prevedeva, per esempio, la sostituzione della risonanza magnetica degli ospedali di Tortona, Novi Ligure e Casale Monferrato. Dove, qualche giorno fa, è stato dismesso proprio quel sistema, con notevoli disagi per i pazienti».

Poi Marino si concentra sull'inchiesta, che ha previsto anche perquisizioni e intercettazioni della guardia di finanza (disposte da  Gianfranco Colace, pubblico ministero titolare delle indagini): «Durante queste attività, gli investigatori si sono accorti di un errore di calcolo nella documentazione di gara. Quando Boraso lo ha saputo, ha valutato di annullare l'assegnazione ma i dirigenti hanno confermato la bontà del progetto. Eppure il pm è andato avanti, chiedendo una relazione ai consulenti Pasquale Marasco e Gabriele Pasquini, che ci accusavano di una serie di irregolarità formali». 

In sintesi, si contestava a Marino di aver portato avanti una proposta non adeguata, in quanto priva dell’analisi costi benefici e del Piano di sicurezza e coordinamento (elementi che il Codice Appalti non contemplava a carico del proponente), e a Boraso di averla approvata senza aver valutato una serie di fattori, poi risultati tutti oggetto di correttezza amministrativa, come argomentato dal consulente di parte Gian Pietro Savoini. «Ci hanno contestato anche la corruzione perché io avrei promesso di assumere il medico radiologo Francesca Bisanti come responsabile del partenariato - prosegue l'imprenditore - Ma Althea Italia è una società commerciale e non può assumere sanitari, come illustrato da Marino nel corso della prima udienza. E la dottoressa aveva vinto un concorso da primario all'Asl To4 tre mesi prima della sottoscrizione del contratto di concessione».

Infatti, su questo punto, lo stesso pm Colace ha poi chiesto l'assoluzione per entrambi gli imputati. E ha chiesto di assolvere Marino anche dalla turbativa, chiedendo solo una pena di un anno per Boraso: «In tribunale i nostri avvocati, Vincenzo Enrichens, Mario Almondo e Paolo Pacciani, hanno illustrato incongruenze e inesattezze delle accuse. Poi l'attuale direttore generale dell'Asl To3, Franca Dall'Occo, ha testimoniato confermando la bontà del partenariato, la sua correttezza e soprattutto i risparmi e i vantaggi». Non solo, uno dei consulenti del pm, Marasco, è mancato prima dell’inizio del processo. E il suo "sostituto", Ruggero Pinto, non ha dato riscontro alle accuse del suo predecessore. Così, la scorsa settimana, i giudici Immacolata Iadeluca, Federica Fiorio e Milena Chiara Lombardo hanno completamente assolto da ogni accusa l'imprenditore e il manager con la formula più ampia “perchè il fatto non sussiste". 

«Dopo quasi 8 anni, ci hanno restituito la nostra dignità professionale - sottolinea Marino, che tiene a precisare i seri problemi di salute causati da questa negativa esperienza - Sconfitti, oltre ai rappresentanti dell'accusa, sono i piemontesi che non potranno contare su un servizio pubblico fornito da seri e preparati soggetti privati a prezzi convenienti. Chi risarcirà loro, Boraso, me e Althea? E, vista l'assoluzione, chi pagherà tutte le spese di questa errata indagine? Sono solo alcune delle domande da porre a chi rappresentava l'accusa e ai primi consulenti. In generale, vogliamo stimolare chi è coinvolto nel settore Sanità a riflettere su progetti innovativi che portano vantaggi ai cittadini».

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