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27 Aprile 2025 - 18:45
Ignazio La Russa, presidente del Senato
«La memoria di Sergio, per la pace, oggi più che mai». Lo afferma, solenne, Ignazio La Russa, presidente del Senato, raggiunto al telefono prima del convegno che si terrà domani sera, in onore di Sergio Ramelli: un evento che avrà luogo all’Auditorium Testori di Milano, a partire dalle 18, dove sarà presente La Russa, insieme a Giuseppe Culicchia, autore del romanzo “Uccidere un fascista”, edito da Mondadori proprio quest’anno in cui ricorrono i 50 anni dalla morte di Ramelli, all’epoca appena 18enne. Con loro, figure di spicco come Attilio Fontana (presidente della Regione Lombardia) e Gianmarco Mazzi, sottosegretario alla Cultura. E ancora, artisti che omaggiano Ramelli con parole, immagini, musica e disegni. Infine, è previsto anche un intervento da remoto della premier Giorgia Meloni.
«E' incredibile come la memoria di questo ragazzo, che prima non usciva dal perimetro di chi lo aveva come amico, oggi stia crescendo così tanto», spiega La Russa, con la voce che tradisce un po’ di emozione. «E' una circostanza più unica che rara. E questo accade - afferma - perché c’è bisogno di pace». Il presidente del Senato riflette sull’attuale situazione italiana: «C’è chi parla di eventi odierni che ricordano un periodo passato, ma io credo che siano solo una sorta di "scimmiottamento". Quelli di oggi sono "fuocherelli" rispetto a ciò che accadeva decenni fa. Tuttavia dobbiamo rimanere vigili, poiché non possiamo permettere che gli eventi legati all’odio, quegli eventi che coinvolgevano i giovani che appartenevano a diverse estrazioni politiche, tornino in auge». La Russa ricorda che il primo libro dedicato al giovane Ramelli, scomparso 50 anni fa, recava il titolo "Un nome che fa ancora paura" (e fu proprio La Russa a scriverne la prefazione, per Guido Giraudo, nel 1998). «La memoria di Sergio Ramelli cresce: il suo ricordo, non solo non vuole saperne di attenuarsi, ma oggi è più vivo che mai. Lo testimonia il fatto che di Sergio e della sua storia, oggi, ne parlano tutti, fazioni politiche distanti e culture diverse da quella a cui Ramelli apparteneva. Questo perché lui cercava la pacificazione, quella pace - sottolinea - che oggi desidera il mondo».
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